Covid19 e la trappola di Tucidide

Isaac Newton, Terza legge della Dinamica: Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria

In che modo hanno a che fare Covid19 e la trappola di Tucidide? Per parlarne bisogna prima fare un grande passo indietro e tornare in Grecia, dove Tucidide nacque, nel 460 a.C. ad Atene. In seguito Tucidide diventò famoso come storico, grazie principalmente alla sua lunga e complessa opera “La guerra nel Peloponneso”, ma fu anche uno stratega militare ateniese, di famiglia nobile e forte sostenitore di Pericle, e la guerra di cui scrisse la conosceva bene per averci partecipato attivamente.

Alla base della guerra in genere, secondo Tucidide, c’è la natura umana sempre alla ricerca di conquistare e accrescere (αὔξησις “áuxesis”) il proprio potere, in modo non dissimile dalla “volontà di potenza” di cui parlava Nietzsche. Questo trend che appartiene alla nostra specie porta la società umana politicamente organizzata a voler aumentare la propria potenza; quando due entità, in un territorio geografico definito (che, in ambito di globalizzazione è diventato il pianeta intero) tendono ad accrescere troppo il proprio potere si creeranno due poteri forti che finiranno, per forza, con l’entrare in conflitto. I trattati di pace potranno essere solo temporanei, le alleanze anche, perché il desiderio di annientare definitivamente il proprio nemico sarà sempre prevalente sul buonsenso.

La guerra nel Peloponneso scoppiò fra Sparta e Atene quando il potere di Atene stava crescendo troppo e troppo rapidamente, minacciando il predominio di Sparta. Ma, come ci spiega ancora Tucidide, per fare la guerra ci vogliono forti risorse economiche che verranno investite in armi, soldati, flotte e quant’altro: milizie che, a loro volta, verranno utilizzate per combattere e conquistare nuove risorse economiche e così via, in un ciclo di guerra eterna e sempre autorigenerante.

Covid19 e la trappola di Tucidide

La trappola di Tucidide

La “trappola di Tucidide, invece, è un’espressione creata da un politologo di Harvard, Graham Tillett Allison Jr. nel 2014 e poi sviscerata nel suo libro “Destined for war”. Allison dice: “Quando una potenza in rapida ascesa diventa un rivale per la potenza dominante, sorgono dei problemi. In undici dei quindici casi in cui questo accadde negli ultimi 500 anni il risultato fu la guerra” e continua spiegandoci che, già nel 2014, le Sparta e Atene del Peloponneso erano diventate gli Stati Uniti e la Cina.

“Oggi, una Cina in ascesa si attende e prevedibilmente pretende di avere più voce in capitolo nella soluzione delle differenze tra le nazioni. Per gli Stati Uniti, che si considerano il paese più potente, le richieste di revisione dello status quo suscitano preoccupazione.”

Lo stesso Presidente Cinese Xi Jinping, ad un gruppo di visitatori occidentali, aveva detto nel 2013 “Dobbiamo tutti lavorare insieme per evitare gli scenari evocati da Tucidide”

Un elefante pazzo nella cristalleria

Covid19 e la trappola di Tucidide

Ma nel novembre 2016 le cose si complicano: diventa Presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, a nome dell’America “uber alles” si muove come un elefante pazzo nella cristalleria della politica estera ed economica. Immaginate una vecchia sedia, antica ma molto scassata e mai restaurata; se ci salgo io, che sono alta 1,60 e peso 52 chili, già rischio di sfasciarla. Se ci sale qualcuno che pesa un quintale, la sedia si sfonda. Trump è stato quel quintale che ha abilmente sfasciato l’equilibrio già precario fra America e Cina, finendo nella trappola di Tucidide.

Conoscere la storia per non ripeterla

L’importanza della storia come fattore di conoscenza che, unico, può impedirci di ripetere gli stessi errori, non era stato utilizzato solo dall’antico storico ateniese. Antonio Gramsci diceva:

“Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla.”

Winston Churchill: “Più si riesce a guardare indietro, più avanti si riuscirà a vedere.”

Eppure, anche a distanza di 2500 anni dall’avvertimento di Tucidide, pur conoscendo molto bene la storia, continuiamo a ripeterla. Se ci soffermiamo a leggere articoli di politica internazionale o finanziaria pubblicati fin dal 2018 ma soprattutto a metà 2019, vediamo come la scellerata politica di Trump (che certamente di Tucidide non ha mai sentito parlare) sia stata distruttiva nei confronti della Cina ma, parimenti distruttiva nei confronti di buona parte dell’imprenditoria americana.

Covid19 e la trappola di Tucidide: Agosto 2019

Voglio citare principalmente un articolo pubblicato su Class China Economic Information Service del 19 agosto 2019:

L’attuale tentativo degli Stati Uniti che hanno avviato una guerra commerciale senza precedenti, si sta trasformando in una guerra valutaria e nessuno può prevedere fino a che punto le parti in gioco si potranno spingere oltre.

Intanto l’industria americana ha iniziato a soffrire le conseguenze di questa guerra delle tariffe, che colpisce soprattutto le maggiori industrie: quella automobilistica, in particolare, dato che la Cina ha aumentato le tariffe sulle automobili prodotte dagli Stati Uniti che entrano nel paese dal 15% al 40% come ritorsione alle tariffe statunitensi.

Quindi aziende come Tesla, ma anche GM che paradossalmente produce in patria i motori installati sulle proprie automobili assemblate in Cina, proprio per preservare i posti di lavoro in patria. Ma anche i prezzi delle auto prodotte negli Usa aumenteranno per gli statunitensi a causa della percentuale di contenuti importati dalla Cina utilizzati nella produzione locale.

Anche l’hi-tech subisce l’impatto dell’aumento dei dazi e dei divieti imposti da Trump. I produttori di chip e i produttori di elettronica dipendono dalla Cina per le vendite, come NVIDIA Corp. (NVDA), Micron Technology (MU) e Intel Corp. (INTC), produttori di semiconduttori che si troveranno presto fuori dal grande mercato. Altro settore che si trova gravemente danneggiato è l’agricoltura perché la Cina rappresenta il quarto mercato per le esportazioni americane. Le politiche aggressive di Trump stanno quindi danneggiando principalmente gli stessi Stati Uniti: nonostante giugno sia stato il primo mese completo con più alti dazi su 200 miliardi di dollari di beni cinesi, il trade surplus della Cina con gli Stati Uniti è aumentato dell’11% rispetto al mese precedente, secondo dati Reuters..”

Quello che è poi accaduto – molto in breve – è che Trump, invece di tornare sui suoi passi, il 3 agosto 2019 ha imposto dazi del 10% su altre importazioni cinesi del valore di 300 miliardi di dollari, cosa che ha costretto la Banca Centrale Cinese, il 5 agosto, a svalutare lo yuan per sostenere le sue esportazioni, e da lì è partita una cascata trofica che ha colpito molto duramente i mercati e le economie di tutto il mondo compresa la stessa borsa americana: un terremoto con tanto di tsunami.

L’arte della guerra

Covid19 e la trappola di Tucidide: Sun-Tzu e l'Arte della Guerra
Covid19 e la trappola di Tucidide: Sun-Tzu e “L’Arte della Guerra”

Quell’inizio di agosto del 2019 è stato come uno spartiacque, l’annuncio di qualcosa di terribile che sarebbe accaduto di lì a poco, in un modo o nell’altro e senza alcun dubbio, ma nessun telegiornale, nessuna Lilli Gruber con i suoi ospiti famosi e strapagati, nessun politico di destra o di “sinistra” è riuscito nemmeno a sussurrare:

“Ehi! Qui stiamo per crollare in un baratro! Se non facciamo qualcosa di utile – right here right now – ci sarà una guerra! Ehi! Avete mai sentito parlare di Tucidide o lo conoscono solo ad Harvard?”

Ma no, tutti i nostri media, come sempre, erano troppo presi dall’appassionante osservazione del proprio ombelico: Salvini, la Lega, Di Maio, le Sardine, la Raggi, Renzi, l’immondizia e tutte le altre italiche stronzate. Il famoso saggio che indica la luna mentre tutti questi imbecilli non riescono nemmeno a guardare il dito.

E dopo tre mesi, puntualmente, la guerra è scoppiata. Cosa vi aspettavate? Un fallout nucleare? No, lascia tracce sporche ed evidenti. Militari in assetto da guerra, portaerei, elicotteri, la fanteria trasportata da aerei cargo? Non siamo mica in Viet-Nam. Bombardamenti con uranio impoverito? Non siamo in Serbia. Prigionieri deportati a Guantanamo? I cinesi non sono mica l’Isis, amici miei.

Basterebbe aver letto, se non Tucidide, almeno Sun-Tzu, per capire come ragionano, da millenni, i cinesi:

“Sono impreparati: attacca. Non se lo aspettano: fai la tua mossa.”

E ancora: “Lo schieramento e la strategia: non divulgarli. Chi ha dalla sua molti fattori strategici vantaggiosi, vince; chi ne ha pochi perde: quanto più sarà sconfitto chi non ha a suo favore nessun fattore strategico.” (da L’Arte della Guerra)

Covid19 e la trappola di Tucidide: ipotesi “fantascientifiche”

Covid19 e la trappola di Tucidide: la nuova arma
Covid19 e la trappola di Tucidide: la nuova arma

Una guerra biologica, che nessuno si immaginava potesse accadere (sempre per incapacità di guardare più a nord del proprio ombelico) era decisamente la strategia vincente. Un virus che non ha niente di naturale e sembra nato proprio per massacrare l’economia del nemico: ecco il nostro Peloponneso.

Naturalmente le mie sono solo ipotesi “fantascientifiche”. Però, avendo facoltà di continuare ad ipotizzare, direi che:

1 Se dovessi scommettere dei soldi su chi ha estratto il virus dal vaso di Pandora, punterei su: la Cina, insieme a una serie di poteri forti americani e asiatici, che non potevano permettersi il lusso di altri quattro anni di Trump, e che, con la pandemia, si sono abbondantemente ripresi i miliardi che Trump gli aveva fatto perdere. Il vecchio “cui prodest”.

2 Se dovessi ringraziare qualcuno per il meraviglioso periodo che stiamo vivendo, ringrazierei il signor Trump e tutti gli idioti che l’hanno portato al potere.

3 Se da tutto questo dovesse uscire almeno una cosa buona, si spera sia la non-rielezione di Trump.

4 La speranza, sicuramente vana, è che i cinesi siano in possesso del vaccino anti Covid19 fin dall’inizio, e una volta eliminato Trump dalla Presidenza, tirino fuori il vaccino dal nascondiglio e lo vendano al resto del mondo. Fino alla prossima trappola di Tucidide, dove Sparta sarà la Cina e Atene è ancora incognita, chiamiamola x.

Come creare un giovane Santo digitale e vivere in eterno

Come creare un giovane Santo digitale e vivere in eterno? Seguendo la ricetta della Chiesa cattolica che, se con una mano ama scommettere sulla morte di aziende in crisi e divertirsi con “investimenti in credit default swap, in compagnie petrolifere di dubbia fama, passaggi in banche maltesi e svizzere indagate per corruzione, finanza speculativa con base in paradisi fiscali” (cfr. Repubblica), con l’altra mano deve pur inventarsi qualcosa di spirituale, in modo da conquistare nuovi fedeli e con loro nuovi soldi che non andranno ai poveri bensì al cardinal Becciu di turno, per nuove speculazioni schifose: in pratica “il cerchio della bella vita” secondo il Vaticano.

Come creare un giovane Santo digitale: il cardinale Becciu
Il cardinale Giovanni Angelo Becciu

Il segretario di Becciu, che non sapeva di essere intercettato, ha giustamente detto: “Fingiamo beneficenza altrimenti ci impallinano”. Riguardo alla creazione di un giovane Santo digitale, le menti migliori della Chiesa cattolica potrebbero aver pensato: “Fingiamo santità altrimenti ci abbandonano”.

Chi è il giovane Santo digitale

Chi è, dunque, il prescelto per questo ruolo così importante? Un ragazzino milanese di famiglia benestante, Carlo Acutis, morto nel 2006 a soli 15 anni per una leucemia fulminante; il piccolo Carlo Acutis amava internet ed era molto devoto a Dio. Bisogna però aggiungere che internet, nei primi anni zero, era di facile utilizzo e lontana miliardi di anni luce dall’internet di adesso; Twitter è nato proprio nel 2006, la stessa Facebook è diventata accessibile al mondo nel 2006, Youtube è nato nel 2005. Quando la ipercattolica mamma del povero Carlo dice, ai giornalisti, che ha dato al figlio il (non proprio originalissimo) soprannome di “Influencer di Dio” sbaglia due volte: quando il figlio era vivo e navigava in internet il ruolo da influencer non esisteva, e poi “influencer di Dio” non sarà un tantino superbo come nome? Magari “Follower di Dio” potrebbe essere più adatto: qualcuno dovrebbe pur spiegarlo all’orgogliosa e inspiegabilmente felice mamma del Santo, fra un’intervista e una dichiarazione spontanea.

Come creare un giovane Santo digitale
Come creare un giovane Santo digitale: Carlo Acutis, morto a 15 anni

Come creare un giovane Santo digitale

Ricapitolando, lo sfortunato Carlo amava l’informatica, come tutti i ragazzi del mondo e amava Dio, cosa normale per un bambino con una mamma così devota. E poi? Dicono di lui:

Giocava a pallone, faceva trekking in montagna, suonava il sassofono e andava in pizzeria con gli amici. Carlo conduceva una vita simile a quella di tanti suoi coetanei, ma, durante la sua breve esistenza, si è distinto per la capacità di trasmettere la sua grande fede a tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo.”

Bene. Ma ancora non riesco a vedere la santità. Cos’altro? Dice la mamma:

“Sin da piccolo ha mostrato il suo amore per Gesù e la sua generosità. Era una persona altruista e obbediente tanto che non lo ho mai dovuto sgridare.”

Se la santità deriva dall’essere generoso e altruista, allora fate santo anche mio figlio. Riguardo all’essere stato un bravo bambino, sapete invece chi non era affatto obbediente da piccolo? Proprio Gesù, così come ce lo fanno conoscere diversi vangeli apocrifi, gli unici a parlare in modo esteso della sua infanzia.

Miracoli e capricci di Gesù da bambino

Originale di vangeli apocrifi

Maria e Giuseppe dovevano cambiare continuamente città perché ovunque si recavano, Gesù, fin da quando aveva meno di tre anni, riusciva a mettersi nei guai e tutta la famiglia era costretta a scappare.

“… Gesù disse: – Chi conosce qualche gioco?

I bambini dissero: – Noi non sappiamo fare nulla.

-State attenti qui tutti, allora. Guardate! – disse Gesù. E presa in mano dell’argilla ne fece un passero, soffiò, e quello volò via. Allora egli disse: – Alzatevi; venite ad acchiappare questo passero!

Ma essi stettero a guardare stupefatti e si meravigliarono del miracolo compiuto da Gesù. Poi ancora, raccolta polvere da terra, la gettò in aria verso il cielo e quella si mutò in mosche e zanzare e tutta la città ne fu ripiena. Uomini e animali ne erano grandemente infastiditi. Quindi prese dell’argilla, ne fece api e vespe, e aizzandole contro i bambini li mise in agitazione.” (cfr. Vangelo dell’Infanzia Armeno, XVIII, 2, 3)

Perché questo è il punto: i Santi non sempre sono bambini obbedienti, ma di solito fanno miracoli. Oppure muoiono da martiri, sacrificando la propria vita in nome della religione e del Dio in cui credono, come i martiri cristiani perseguitati e uccisi dai Romani prima che Costantino trasformasse il Cristianesimo in religione ufficiale. Nel caso del giovanissimo Carlo Acutis non c’è stato martirio, come è ovvio, e non ci sono stati miracoli.

Come creare un giovane Santo digitale: il miracolo del miracolo

Ma allora perché lo hanno beatificato? Perché la Chiesa cattolica è sempre in grado di fare miracoli anche creandoli, i miracoli. La Congregazione delle cause dei Santi (la stessa Congregazione di cui è prefetto emerito proprio lui, il cardinal Becciu, guarda che coincidenza!) è quindi andata a pescare un evento del 2010, in Brasile, dove un bambino nato con una malformazione congenita al pancreas era guarito inaspettatamente; l’organo si era rigenerato, cosa rara ma non impensabile. La Chiesa ha deciso che quella guarigione era dovuta ad una preghiera speciale celebrata da un sacerdote che aveva fatto toccare al bambino brasiliano un brandello del pigiama di Carlo. Su questo “miracolo” le fonti danno notizie contrastanti: l’evento è del 2013, no, del 2010; chi ha fatto toccare il pigiama al bimbo brasiliano era un sacerdote, anzi no. In ogni caso una prima domanda sorge spontanea: perché i brandelli del pigiama di Carlo Acutis che era ancora ben lontano dall’essere considerato Santo, venivano già utilizzati come sacre reliquie in una sperduta città del Brasile? Seconda domanda: cos’è una preghiera speciale? Perché “preghiera speciale” suona tanto come una specie di magia, e insomma, sappiamo tutti molto bene cosa faceva la Chiesa a chi era accusato di praticare stregonerie.

Santo digitale e Patrono di internet

Ma anche ammettendo che “la preghiera speciale con brandelli di pigiama” corrisponda a verità, dove è la prova che sia stato il pigiama di Carlo a far guarire il bimbo brasiliano? Ecco perché non basta mai un solo “miracolo”, soprattutto se il miracolo è una guarigione; le guarigioni devono essere reiterate, i miracoli molteplici, i segni della santità devono essere evidenti perché si possa trasformare qualcuno in Santo. Fino ad oggi, almeno. Oggi la Chiesa Cattolica perde potere, di conseguenza ha sempre più bisogno di soldi e quindi di fedeli e così come i vampiri preferiscono sangue fresco, anche il Vaticano ha bisogno di fedeli giovani. Niente di meglio, allora, che un Santo ragazzino appassionato di internet per attirare nuovi giovani fedeli che si possano riconoscere in lui.

E non è ancora abbastanza. Il prossimo passo è far diventare il giovane Santo digitale Patrono di internet. Come se internet avesse bisogno di protezione, e – peggio ancora – dimenticando che internet il suo Patrono ce l’ha già, per quanto diabolico possa sembrare e per quanto vivo possa essere (ma che sia un organismo vivente va dimostrato): il suo nome è Mark Zuckerberg.

Come creare un giovane Santo digitale: Natività di Caravaggio
La Natività di Caravaggio

Questa storia mi fa venire in mente una canzone dalle lyrics belle come una poesia e perfette per l’occasione, perché non esiste nulla che sia più sacro della Poesia:

Le luci della centrale elettrica – Padre Nostro Dei Satelliti

Ingegnere aerospaziale che sei nei cieli, dacci oggi le nostre linee internet, vite brevi e password indimenticabili

Padre Nostro dei satelliti e di tutti i dibattiti, non c’è niente che mi interessi di meno dell’opinione degli altri

Santa Maria dei telegiornali in streaming, dei fiumi sacri di informazione, hai visto, gli infelici possono essere pericolosi

Nostra Signora dei naufragi e dei momenti irripetibili e degli schermi accesi, che colorano di azzurro gli interni degli appartamenti

Sia fatta la tua volontà, così in cielo come di sera nei bar del centro. E prega per la fine della mia gioventù, forse resterà per l’eternità su Youtube

E Dio onnipotente, dammi un lavoro qualunque e una linea della vita bella e illeggibile

E Dio onnipotente, non mi proteggere da niente. Non mi proteggere da niente

Sia fatta la tua volontà, così in cielo come di notte nei bar del centro. E prega per la fine della mia gioventù, forse resterà per l’eternità in una foto digitale sfocata

Sia fatta la tua volontà, così in cielo come nelle risse nei bar del centro. E prega per la fine della mia gioventù, forse resterà per l’eternità su Youtube

Murder Songs

Le Murder Songs sono canzoni che raccontano piccole intense terribili folli storie di omicidio. Non esistono generi musicali favoriti: puoi trovare una murder song in ambito rock, country, rap, trap, indie, folk, perfino nel pop. Oltre al genere musicale, quello che rende il racconto speciale è il modo in cui ogni omicidio viene narrato nella canzone e di solito le migliori Murder Songs sono tutte diverse l’una dall’altra. In questo articolo ho scelto le mie 10 Murder Songs preferite: ognuna appartiene a un genere musicale diverso e a un tipo di narrazione diversa. Dalla numero 10 fino a quella che per me è la numero 1.

N. 10 Aurora – “Murder Song”

Dream Pop, 2015, empathetic murder. Omicidio empatico

Aurora, giovanissima cantautrice norvegese, specializzata in ballate dream pop, dalla voce angelica e un’espressività molto intensa, è diventata famosa in campo internazionale con questa canzone “Murder Song”. Le lyrics raccontano l’omicidio dal punto di vista della morta, che parla in prima persona. L’ho chiamato empathetic murder perché la stessa vittima ci dice che l’uomo che la uccide lo fa per empatia. Crede che la morte sia l’unico modo per risparmiare alla ragazza l’orrore del mondo:

“He holds the gun against my head/ I close my eyes and bang I am dead/ I know he knows that he’s killing me for mercy…”

Lui mi punta la pistola alla testa/ Io chiudo gli occhi e bang sono morta/ So che lui è convinto di avermi ucciso per pietà…

Ma l’empatia nella storia è a doppio senso. Anche la ragazza morta prova pietà per il suo assassino e ce lo descrive mentre piange disperato stringendola fra le braccia.

And here I go: ed ecco che me ne vado.

N.9 Tom Waits – Dead and Lovely

Blues Ballad, 2004, Romantic murder. Omicidio romantico

Murder Songs: Tom Waits, Dead and Lovely
Murder Songs: Tom Waits

Tom Waits non ha bisogno di presentazioni, famoso blues man, crooner, attore fra i favoriti di Jim Jarmusch, ha, fra i tanti meriti, quello di aver pronunciato una frase diventata iconica: “Reality is for people who cannot face drugs.”

La storia che ci racconta in questa canzone è volutamente “tipica”: ragazza della middle class che pensa di aver trovato l’uomo giusto e molto ricco che renderà la sua vita una favola mentre invece troverà soltanto la morte. Quello che è particolare è il modo in cui Waits ce la narra, i dettagli amari e romantici, un po’ old fashioned sia nel sound che nelle parole, che ci fanno pensare a “Il lungo addio” o a un altro romanzo di Chandler:

“He had a bullet proof smile/ He had money to burn/ She thought she had the moon/ In her pocket/ But now she’s dead/ She’s so dead forever/ Dead and lovely now”

Lui aveva un sorriso a prova di proiettile, lui aveva soldi da buttare, lei pensò di avere ormai la luna in tasca, ma adesso è morta, per sempre morta, adesso è morta e bellissima.

Murder Songs: N.8 Foster the People – Pumped up kicks

Indie pop-rock, 2010, Psychotic kid murder. Omicidio da adolescente psicopatico

Murder Songs: Foster the People, Pumped up kicks
Murder Songs: Foster the People, Pumped up kicks

Negli Stati Uniti gli omicidi commessi da ragazzini pieni di problemi e di armi da sparo sono una costante. In tutte le sparatorie nelle scuole, tipo Columbine, i killer erano quasi sempre adolescenti che venivano bullizzati e sembravano incapaci di reagire. La costante è tale che a questo tipo di ragazzo “cane di paglia”, che sembra non ribellarsi ma che alla fine, quando invece si ribella, fa – per l’appunto – una strage, gli americani hanno dato un appellativo: “the quiet kid”. Il ragazzino tranquillo. In “Pumped up kicks” dei californiani Foster the People si parla del quiet kid Robert, abituato a prendere calci da tutti gli altri compagni di scuola, che un giorno trova in un cassetto la pistola del padre e se la porta a scuola deciso a vendicarsi.

Una delle cose che rendono particolare questa canzone è il ritornello indie-pop allegramente dissacratorio, dove il quiet kid Robert ripete:

“All the other kids with the pumped up kicks/ You better run, better run, outrun my gun/ All the other kids with the pumped up kicks/ You better run, better run, faster than my bullet”

Tutti gli altri ragazzi sempre pronti a prendermi a calci, meglio che scappino, meglio che scappino, lontano dalla mia pistola. Tutti gli altri ragazzi sempre pronti a prendermi a calci, meglio che scappino, meglio che scappino, più veloci del mio proiettile.

N.7 The Raconteurs – Carolina Drama

Garage rock, 2008, Breathless murder. Omicidio a perdifiato

Murder Songs: The Raconteurs, Carolina Drama

The Raconteurs è il gruppo indie e alternative rock di Jack White, altro big americano che non ha bisogno di presentazioni. In questa bellissima canzone Jack ci racconta una storia violenta, folle e omicida ambientata in South Carolina fra una casa-topaia ed un furgone parcheggiato nel cortile. L’ho definita “breathless” perché non c’è un attimo di respiro nella narrazione. Non ci sono ritornelli, né strofe che si ripetono, ma solo la voce di Jack che senza mai fermarsi – come se la storia stesse accadendo proprio mentre lui canta – ci parla di come il ragazzino Billy corra a difendere un vecchio prete – che in realtà è suo padre – mentre il fidanzato della madre sta uccidendo a martellate il prete medesimo. Un esempio delle lyrics:

“Billy broke in and saw the blood on the floor, and He turned around and put the lock on the door He looked dead into the boyfriend’s eye His mother was a ghost, too upset to cry”

Billy entrò e vide il sangue per terra, lui tornò indietro e chiuse a chiave la porta, guardò dritto negli occhi del fidanzato, sua madre era uno spettro, troppo agitata per piangere.

Le ultime parole della canzone: “But you wanna know how it ends? If you must know the truth about the tale go and ask the milkman” servono come chiave per risolvere uno di quei giochini segreti che alcuni artisti si divertono a fare con le loro canzoni ma che solo i veri fans della band o gli addetti ai lavori sono in grado di comprendere. Parleremo di “ask the milkman” in un altro articolo.

N.6 Amigo the Devil – Perfect Wife

Folk punk, 2013, Dark humor murder. Omicidio con umorismo nero

Amigo the Devil è uno degli esponenti di punta di quel genere che viene chiamato folk punk, o punk bluegrass. Perfect Wife è una delle sue primissime canzoni e racconta un omicidio in modo molto sarcastico e molto macabro. Ad esempio:

“Her playing the piano/ Sounded like a thirsty camel in a lake/ I took her little fingers/As a souvenir of her playing/ Oh, what a talented wife/ Love of my life”

Lei che suonava il piano faceva un rumore da cammello che beve l’acqua d’un lago, le tagliai le sue piccole dita, come ricordo della sua musica. Oh, che moglie piena di talento, Amore della mia vita.

Spoiler alert: dopo averle strappato gli occhi, le dita, la lingua, la moglie si vendica e lo uccide.

Murder Songs: N.5 Nirvana – Where did you sleep last night

Grunge unplugged, 1993, Old country murder. Omicidio in stile old country

La canzone è molto antica, risale addirittura al 1870, scritta da un autore sconosciuto probabilmente in Tennessee o Kentucky, ma conosciuta per la versione blues di Lead Belly del 1940. In seguito Kurt Cobain l’ha ripresa e l’ha suonata nel concerto unplugged per MTV, a fine 1993 (dove indossa il famoso cardigan da 330,000 dollari). La versione grunge acoustic di Kurt, con la disperazione che solo lui riusciva a infondere in una canzone, la rende indimenticabile. Le parole parlano di omicidio e gelosia – un classico old country – anche se, volutamente, la dinamica degli eventi non è chiara, ma solo molto probabile:

“Her husband, was a hardworking man Just about a mile from here His head was found in a driving wheel But his body never was found My girl, my girl, don’t lie to me Tell me where did U sleep last night In the pines, in the pines Where the sun don’t ever shine I would shiver the whole night through”

Suo marito era un vero lavoratore. A un miglio da qui la sua testa è stata ritrovata nella ruota di un carro ma il suo corpo non è mai stato trovato. Ragazza mia, ragazza mia, non devi mentirmi. Dimmi dove hai passato la notte. Tra i pini, tra i pini, dove il sole non splende mai, vorrei tremare tutta la notte.

N.4 Nick Cave – Stagger Lee

Alternative rock, 1996, Pulp Murder. Omicidio pulp

Murder Songs: Nick Cave, Stagger Lee

Nick Cave è un altro mostro sacro dell’alternative rock che non ha bisogno di presentazioni. Nel 1996 ha pubblicato un album “Murder Ballads” dove c’è la mia preferita “Stagger Lee”. L’ho definita pulp murder perché ha un testo duro, violento, osceno ma anche un po’ divertente, e in finale decisamente molto pulp. Stagger Lee è un bastardo figlio di puttana, negli anni ’30, che se ne va in giro a uccidere, attaccare risse, stuprare, il tutto sempre a testa alta, senza paura, proprio come un personaggio dei pulp comics che nacquero ai primi del novecento. Il dialogo fra Stagger e il barista:

“Stagger Lee He said “Mr Motherfucker, you know who I am” The barkeeper said, “No, and I don’t give a good goddamn” to Stagger Lee. He said, “Well bartender, it’s plain to see I’m that bad motherfucker called Stagger Lee” Mr. Stagger Lee. Barkeep said, “Yeah, I’ve heard your name down the way And I kick motherfucking asses like you every day” Mr Stagger Lee. Well those were the last words that the barkeep said ‘Cause Stag put four holes in his motherfucking head…”

Stagger Lee disse “Ehi stronzo, tu sai chi sono” Il barista disse “No e non me ne frega un cazzo” a Stagger Lee. Lui disse “Ok, barista, è facile capire che io sono il brutto figlio di puttana che si chiama Stagger Lee” Il Signor Stagger Lee. Il barista disse “Sì. Ho sentito il tuo nome per strada e prendo a calci figli di puttana come te ogni giorno” Signor Stagger Lee. Beh, queste furono le ultime parole del barista perché Stag gli sparò quattro volte nella sua testa da figlio di puttana…”

N.3 Jimi Hendrix – Hey Joe

Psychedelic rock, 1966, Psychedelic murder. Omicidio psichedelico

Hey Joe è una delle canzoni più famose e iconiche di Jimi Hendrix, e la sua peculiarità, a mio parere, è che le lyrics sono psichedeliche proprio come la musica. Joe è chiaramente uno strafatto che ha appena ammazzato la donna e se ne va in giro a raccontarlo a quelli che incontra. Joe straparla e vorrebbe fuggire lontano ma è chiaro come il sole che finirà morto o in cella a vita. La cosa più straordinaria di questo classico del rock e del genere narrativo Murder songs è che le parole è come se uscissero dalla chitarra elettrica e non dalla voce di Jimi. Un capolavoro rock e una canzone maledetta allo stesso tempo.

“Uh, hey Joe, I heard you shot you old lady down, you shot her down to the ground. Yeah! Yes, I did, I shot her, you know I caught her messin’ ‘round, messin’ ‘round town.”

Ehi Joe, ho sentito che hai sparato alla tua donna, le hai sparato e l’hai uccisa. Sì, le ho sparato, sai, l’ho beccata con un altro giù in città.

N.2 Bob Dylan – Ballad of Hollis Brown

Folk, 1964, Movie murder. Omicidio cinematografico

Murder Songs: Bob Dylan, Ballad of Hollis Brown
Murder songs: Bob Dylan, Ballad of Hollis Brown

Canzone strepitosa appartenente al periodo folk di Bob Dylan, che racconta la disperazione di un contadino che non ha più nulla, né acqua, né grano, né farina con cui sfamare moglie e cinque figli e la sola cosa che può fare è ucciderli tutti e suicidarsi. Che Bob Dylan sappia raccontare storie come nessun altro lo sappiamo tutti: ha anche preso un meritato premio Nobel alla letteratura per questo. La particolarità di questa canzone, però, oltre alla bellezza di musica e lyrics, sta nel fatto che lui te la racconta come se fosse un film. Hollis Brown è una canzone che procede per immagini, e le immagini sono così vicine e consequenziali da non far pensare a fotografie o disegni, ma ad un vero e proprio short movie. Raramente accade di ascoltare una canzone e vederla, contemporaneamente, come se qualcuno la stesse proiettando nella nostra mente. La magia di Bob Dylan.

“Way out in the wilderness A cold coyote calls Way out in the wilderness A cold coyote calls Your eyes fix on the shotgun That’s hangin’ on the wall Your brain is a-bleedin’ and your legs can’t seem to stand Your brain is a-bleedin’ and your legs can’t seem to stand Your eyes fix on the shotgun That you’re holdin’ in your hand”

Più in là, nei boschi, l’urlo freddo di un coyote. Più in là, nei boschi, l’urlo freddo di un coyote. I tuoi occhi si fissano sul fucile che è appeso al muro. Il tuo cervello sanguina e le tue gambe tremano. Il tuo cervello sanguina e le tue gambe tremano. I tuoi occhi si fissano sul fucile che stai tenendo in mano.

Murder Songs: N.1 YNW Melly – Murder on my mind

Trap, 2019, True murder. Omicidio reale

Ho dato il primo posto a questa canzone non solo perché è bella, ma perché è vera. YNW Melly non è uno di quei trapper all’italiana (non è uno dei vari fedez o sferaebbasta che producono musicaccia da bambini scemi, per capirci): lui fa musica di livello e non mente. Quando canta “wake up in the morning I got murder on my mind” non sta fingendo. Un mese dopo l’uscita di questa canzone, nel 2019, l’hanno arrestato per duplice omicidio e sta ancora in carcere in attesa di giudizio. Fra l’altro, trattandosi di duplice omicidio in Florida, Melly rischia seriamente la pena di morte.

Il ragazzo Melly ha circa vent’anni e ha iniziato a fare musica a quindici, alternandola con lunghi periodi in carcere, sempre per accuse gravi o molto gravi. Il suo attuale processo, per via della pandemia, è stato rinviato al 2021, e sempre per via della pandemia Melly si è ammalato di Covid19 ma senza ottenere nemmeno di poter essere curato in un ospedale (se non altro per la sicurezza degli altri carcerati). Le foto di Melly dopo un anno di carcere nel paese che ama esportare democrazia fanno una certa impressione: sembra invecchiato di dieci anni almeno. Del resto nel carcere americano dove hanno chiuso Melly i carcerati sono ammucchiati come poveri maiali in un allevamento intensivo, la parola igiene è totalmente sconosciuta così come i vari disinfettanti o sanificanti dell’era Covid. Con cosa viene curato Melly dal Covid19? Sembra una barzelletta, ma sì, lo curano con il gatorade. Il gatorade, quello che nelle pubblicità vediamo tracannare dagli sportivi dopo una bella corsa. E se lo deve anche pagare da solo!

“Everybody acting suspicious, might probably say that I’m tripping/ When I’m all alone in my jail cell, I tend to get in my feelings/ And all I smoke is that loud, don’t pass me no midget/ And I’m ‘a smoke all of my pain away ‘cause that’s the only thing that gon’ heal it/ I wake up in the morning, I got murder on my mind/ AK-47s, MAC-11, Glocks, and nines”

Tutti si comportano in modo sospetto, potrebbero anche dire che sono in viaggio. Quando sto tutto solo nella mia cella in carcere tendo a tenere per me tutte le mie emozioni. E tutto quello che fumo è così forte, non mi passano roba da poco. E fumando mando via tutto il mio dolore, perché è il solo modo per stare meglio. Mi sveglio al mattino, ho l’omicidio nella mente, Ak47, MAC11, Glock e 9 millimetri.

Quando il giovanissimo YNW Melly, nella sua cella, sogna gli AK47 e tutte le armi da fuoco di cui è piena zeppa l’America, lui è sincero: quel pensiero è la sua cura, molto più di qualsiasi droga possa fumare o ingoiare. Ecco perché definisco la sua canzone “true murder”, omicidio reale, vero. In un mondo dove la falsità e la finzione sono diventate le migliori armi di distruzione di massa, la verità, la semplice verità, bella o brutta, gradevole o scandalosa, è sempre rivoluzionaria.

Primavalle Blues

Primavalle Blues: murales a Primavalle

Ettore è in attesa al Bancomat. Una volta entrati nel loculo, ci sono due ATM, ma, secondo me, quella di sinistra ha qualcosa di sbagliato o perfino di malvagio. È una sensazione che sento, a pelle. E quindi l’ho contagiato: la macchina di sinistra è libera ma lui non ci va. In compenso quella di destra è occupata da uno di quei tizi che una volta conquistata una postazione ATM, ci restano sei ore. Nessuno sa bene che cosa stiano facendo, che cosa cerchino di domandare al Bancomat: l’oroscopo? L’oroscopo cinese? La parafrasi della Divina Commedia, verso per-verso? La soluzione dell’equazione diofantea per il numero 633?

Intanto arriva una signora, quarantenne, zatteroni, aspetto un po’ “tiratello”. Domanda a Ettore:

“Lei non entra?” e lui risponde “Vada pure, io non mi fido della macchina a sinistra”.

Primavalle Blues

Primavalle Blues: murales Finton Magee
Murales di Finton Magee a Primavalle la la land

La signora ha un attimo di dubbio, ma poi entra e inizia a digitare. Intanto quello a destra continua a toccare il touch screen e collezionare scontrini, placido come una mucca al pascolo e rapido come un bradipo sull’albero. Arriva un altro tizio, bello coatto, senza mascherina e si mette in fila dietro a Ettore. Anche la tipa nell’ATM a sinistra ha grosse difficoltà, non si sa se per sua incapacità o per incapacità della macchina. Ettore ogni tanto si gira verso il nuovo arrivato che non parla ma fa quello sguardo con la bocca all’ingiù scuotendo la testa che significa: “Boh? e Mah!” allo stesso tempo. I minuti passano e nessuno dei due esce dal loculo. Il coatto dietro ad Ettore inizia a innervosirsi e grida: “Ma quanto cazzo ce mettono questi?”

Finalmente il tizio nell’ATM di destra si stacca dalla macchina ed esce dal loculo. In quel preciso momento, praticamente in faccia al bradipo, il coatto senza mascherina non si tiene più ed esclama: “Evvai! Je l’ha fatta ‘sto rincojonito!”

Famo la rock band

Primavalle Blues: tshirt ACDC di Ettore
Primavalle Blues: la storica tshirt ACDC di Ettore

In trenta secondi Ettore esce dal loculo del bancomat – l’ATM di destra di solito è una garanzia – e prosegue il suo cammino, mascherina in faccia e maglietta degli ACDC Highway to Hell addosso. Verso di lui arriva un tizio con maglietta degli Iron Maiden, e quando vede Ettore s’illumina d’immenso e gli dice tutto contento:

Anvedi! Tu ACDC, io Iron Maiden! Mo’ famo la rock band!!!” e inizia a mimare, con la voce e coi piedi, il suono di una batteria.

Questo non succede ovunque. Questa è Primavalle, Baby!

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