Da Less than zero a Euphoria sono passati esattamente 40 anni. Il che è almeno peculiare, perché i ragazzi in genere, ma soprattutto gli americani, non sembrano cambiati granché, se non nelle mode, nei tipi di droga di cui fare uso, nella violenza del sesso, nei modi sempre più cattivi – grazie ad internet – per bullizzare altri ragazzi e ragazze e, ovviamente, nell’utilizzo dei social media. È anche vero che l’adolescenza in sé si nutre, nella maggior parte dei casi, di quel senso di fragilità, impotenza, inadeguatezza che alcuni, crescendo, perdono, mentre altri si portano dietro per tutta la vita. Avrei voluto aggiungere anche Gli Indifferenti, capolavoro di Moravia: altra generazione ma stessa identica incapacità di vivere. Poi, però, l’articolo sarebbe venuto troppo lungo.
Less than zero
“Less than zero” è un romanzo, scritto da Bret Easton Ellis a soli venti anni e subito pubblicato da Simon & Schuster nel 1985. Dopo questo libro Ellis ne ha scritti molti altri di spessore diverso, alcuni veramente di pessima fattura, altri mediocri ma che l’hanno comunque fatto diventare milionario. Less than zero è rimasto il suo capolavoro per vari motivi: lo stile brillante, i dialoghi alla Hemingway, l’editing perfetto, e la storia di una generazione, detta “la Generazione Non”, tramite Clay che parla in prima persona. Ragazzo ricchissimo, Clay, dopo un anno di università in un altro stato, torna a Los Angeles per le vacanze e ricomincia le solite montagne russe fra droghe, sesso, e ogni trasgressione possibile, ma non riesce più a capire se quelli che credeva fossero i suoi amici di tutta la vita sono ormai solo un ricordo, sempre meno tollerabile.

L’estate scorsa (da Less than Zero)
“L’estate scorsa. Cose che mi ricordo dell’estate scorsa. In giro per locali. The Wire, Nowhere Club, Land’s End, Edge. Un albino da Canter’s verso le tre del mattino. Un enorme teschio verde che fissa gli automobilisti da un tabellone sul Sunset, incappucciato con un calice in mano…Visto un travestito che indossava un top di tessuto elasticizzato come in un film…I B52 sullo stereo, Gazpacho, chili da Chasen’s, hamburgers, daiquiri alla banana, gelato doppioarcobaleno… Un ragazzo francese magro con cui Blair era andata a letto, che fumava un joint coi piedi nella Jacuzzi…”
Stupro una bambina perché posso (da Less than zero)
“Rip ci guida verso la camera da letto. C’è una ragazza nuda, molto giovane e carina, distesa sul materasso. Ha le gambe aperte, legate alle colonnine del letto. La fica è come squamata e sembra secca; capisco che l’hanno rasata. Spin le conficca la siringa nel braccio. Li guardo. Trent dice “Wow”.
“Ha dodici anni”
“Ben portati” ride Spin.
“Chi è?” domando io.
“Si chiama Shandra e va a scuola alla Corvalis”…
Esco dalla stanza. Rip mi segue.
“Perché?” è tutto quello che chiedo a Rip.
“Cosa?”
“Perché, Rip?”
“E perché no, che diavolo”
“OOh Dio, Rip, andiamo, ha 11 anni!”
“Dodici” mi corregge.
“È… non penso che sia giusto”
“Che cosa non è giusto? Se vuoi qualcosa hai il diritto di prendertelo. Se vuoi fare qualcosa hai il diritto di farlo”
Mi appoggio al muro. Posso sentire i gemiti di Spin dalla camera da letto, e poi il rumore di una mano che schiaffeggia un volto…

Blair (da Less than Zero)
“Insomma, te ne torni a scuola veramente” dice lei.
“Credo di sì. Qua non c’è niente da fare.”
“Ti aspettavi di trovare qualcosa?”
“Non lo so. Sono stato qui molto tempo.”
Come se fossi sempre stato qui. Distrattamente sto dando calci alla ringhiera. Improvvisamente Blair si toglie i Wayfarers e mi guarda.
“Clay, sei mai stato innamorato di me?”
Sulla terrazza il sole mi brucia gli occhi e in un momento di cecità mi vedo chiaramente. Mi ricordo della prima volta che facemmo l’amore, nella casa di Palm Springs, del suo corpo abbronzato e bagnato, disteso su fresche lenzuola bianche.
“Lascia stare Blair” le dico.
“Dimmelo”
Non dico niente.
“È così difficile rispondere?”
La guardo fisso,
“Sì o no?”
“Perché?”
“Maledizione, Clay!” sospira.
“Ma sì, certo. Credo di sì”
“Non mentire”
“Che cazzo vuoi che ti dica?”
“Dimmelo e basta!” dice, alzando la voce
“No – quasi grido – Mai!” Quasi comincio a ridere.
“E tu sei mai stata innamorata di me? “ le chiedo di rimando, anche se al momento la cosa non mi interessa.
Lei sta un po’ in silenzio. “Ci stavo pensando. Sì, lo sono stata, una volta. Voglio dire, davvero. È andato tutto bene per un periodo. Eri gentile” Abbassa lo sguardo e continua “Ma era come se non ci fossi. …
“Non so se le altre persone con cui sono stata ci fossero veramente, ma almeno ci provavano.”
Giocherello col menu. Butto la sigaretta.
“Tu, mai. Gli altri facevano uno sforzo e tu… proprio non ci arrivavi. Non c’eri mai. Mi dispiaceva per te all’inizio, poi però è diventata dura. Sei un bel ragazzo Clay, e nient’altro.”

Da Less than zero a Euphoria: EUPHORIA
Dopo 40 anni arriva Euphoria. Ovviamente anche il mezzo è diverso. Come diceva Mc Luhan, “il mezzo è il messaggio” ed ogni nuovo messaggio ci parla anche del vestito che indossa la società in quel determinato periodo. I libri, ormai, se la passano male, l’editoria è un campo minato, e di sicuro oggi Ellis, se fosse uno sconosciuto, non diventerebbe ricco. Nemmeno il cinema se la passa molto bene, mentre le “serie televisive” sono il mezzo di adesso. La maggioranza delle serie televisive sono inguardabili, ma ogni tanto ne costruiscono una che ti lascia di stucco da quanto è bella, da come ti racconta la verità senza veli e senza sforzi.
La bellezza di Euphoria
Che cos’ha, dunque, Euphoria di così diverso da tutte le tante altre serie che cercano di parlare di adolescenti trasgressivi? Euphoria è violenta, non conosce finta pietà e la sua arma più potente è una verità mai edulcorata né ingentilita da lasciare che alcune scene seguano il proprio corso e arrivino anche ad essere disgustose. Euphoria è il ninja che taglia la testa all’ipocrisia e squarcia ogni velo, affinché la verità possa apparire ben chiara e luminosa, pur essendo orribile e indigesta. E, nonostante sia una storia che parla della cosiddetta Generazione Z (questa mania di etichettare le generazioni con lettere dell’alfabeto mi fa domandare: ora che siamo alla Z che cosa ci aspetta? L’Apocalisse?), nonostante siano gli adolescenti i protagonisti e gli autori di azioni in genere molto negative, l’autore e regista, Sam Levinson, indica senza incertezze i colpevoli di questo sfacelo: la colpa è dei genitori, delle generazioni “adulte”che hanno completamente abbandonato i propri figli, senza rendersi conto di quello che accade proprio sotto ai loro occhi. Per capire quanto questo sia vero è sufficiente pensare alle reiterate critiche da parte del Parents Television Council, perché uno degli episodi contiene «quasi trenta peni [esibiti] sullo schermo». Questi contatori di peni sono proprio come l’imbecille dell’aforisma zen “quando il dito indica la luna l’imbecille guarda il dito”. Di fronte all’immagine di una generazione che ha perso completamente la via per tornare a casa semplicemente perché non riconosce nessun posto come casa, loro pensano che il pericolo sia rappresentato da qualche ragazzo nudo.

Inoltre la serie è curata come nemmeno un film di Lanthimos, dalle luci al montaggio a scene magistralmente psichedeliche, alla regia perfetta e trasgressiva a sua volta e a una trama ottima perché racconta diverse storie contemporaneamente ma armonizzandole tutte, l’una con l’altra. Al contrario di Lanthimos che dilata il tempo così tanto da farti credere di essere arrivato nei pressi di un buco nero, Levinson va alla giusta velocità: non c’è un attimo di noia né un momento privo di senso né personaggi la cui storia non sia ben comprensibile. E poi una soundtrack bellissima, che va da Labirinth a Dominic Fyke.
Da Less than zero a Euphoria: La trama di Euphoria
Anche qui seguiamo un gruppo di ragazzi che frequentano la fine dell’high school; sicuramente sono californiani ma non viene nominata nessuna città. Da alcune scene all’aperto chi conosce bene Los Angeles l’ha riconosciuta. Mentre i ragazzi di Less than zero erano ricchissimi, e i genitori lavoravano quasi tutti nello show business, i ragazzi di Euphoria appartengono alla middle class. E anche questo ha un senso: se nei primi anni ’80, mentre Reagan faceva a pezzi il proprio paese, propagandando le mille e una notte di ricchezze che ben presto avrebbero toccato tutti, – e del resto lui era un attore, e per raccontare cazzate al popolo non c’è mai nessuno che sia meglio di un ex attore – apriva invece le porte alla prima grande crisi economica del dopo-guerra e quindi la ricchezza favolosa che vediamo in Less than zero non esiste più se non in gruppi sempre più piccoli di uomini sempre più ricchi, che letteralmente possiedono il mondo mentre il capitalismo è diventato iper-capitalismo. In Euphoria ci sono famiglie più stabili economicamente, altre più incasinate ma siamo molto lontani dalla ricchezza e dalle ville da sogno di Less than zero. Invece, come facevano i ragazzi di Ellis, anche quelli di Euphoria si drogano, anche se spesso con droghe diverse da quelle degli anni ’80 e fanno sesso continuamente, spesso in modo ancora più violento dei ragazzi degli anni ‘80. Una delle novità che cambia tutto, e che rende questi ragazzi quasi incapaci di intendere e di volere è l’uso smodato ed autistico dei social media. Se guardiamo nelle pagine social della maggior parte di questi ragazzi vediamo quasi esclusivamente selfie. Nonostante i ragazzi di Ellis fossero molto più ricchi non dedicavano al vestiario la cura folle usata soprattutto dalle ragazze di Euphoria. E la cosa più incredibile di tutto ciò è che questa enorme massa di vestiti, trucchi, bigiotteria in Euphoria vengono indossati quasi esclusivamente per apparire nei social, dove queste foto tutte uguali di ragazze bellissime ma conciate come giovani prostitute, con le labbra all’infuori e gli occhi ammiccanti fanno pensare a un gigantesco lago dove giovani Narcisi e Narcise innamorati della propria immagine, a forza di postare e guardare selfie uno dopo l’altro, perdono l’equilibrio e ci cadono dentro. Ma d’altra parte la generazione anni ’80 non era ancora l’era dell’immagine mentre nel 2020 l’Immagine è la Dea, la Musa a cui tutti devono pagare un pegno, in un modo o nell’altro.

Da Less than zero a Euphoria: Rue Bennett
Se in Less than zero il protagonista era maschio, bello, ricco, e la sua malattia era la noia, una noia sempre più profonda provocata dalla totale mancanza di desideri e di ambizioni, in Euphoria abbiamo una protagonista femmina, con una famiglia che è ben lontana dalla ricchezza: il padre non c’è, la sorella è più piccola di lei e la madre è sempre assente e stanca perché fa due lavori. Rue, interpretata da Zendaya che oltre a saper cantare e ballare ha dimostrato di essere un’attrice magistrale, dalle mille sfumature, è bella, ma al contrario delle altre ragazze della scuola si veste sempre in modo semplice, jeans e felpa, senza trucco, con meravigliosi capelli arruffati e un rapporto con se stessa e con il mondo piuttosto diverso da quello degli amici. Poi si innamora di Jules, una transgender in transizione, e questa è un’altra novità rispetto agli anni ’80, dove già accettare l’omosessualità era difficile, ma i transgender, sempre chiamati travestiti, erano considerati la feccia dell’umanità. Anche Jules ha i suoi problemi, ad esempio ha una sorta di dipendenza dal sesso. Inoltre, essendo Rue malata di depressione maniacale, e poi di dipendenza da oppioidi il rapporto con Jules diventa una sorta di detonatore: a seconda di come vanno le cose fra loro Rue passa dall’euforia all’angoscia più nera.

C’è una scena che forse, chi non ha provato la vera depressione non può capire. Perché la depressione, la depressione maniacale, ti porta a un vero stato di paralisi, in certi casi quasi ad uno stato vegetativo, non fosse per la sofferenza. In questa scena Rue è sdraiata sul letto e deve andare a far pipì ma è talmente paralizzata che non riesce a muoversi e resiste, resiste finché non si fa la pipì addosso. Ma il personaggio di Rue è fantastico perché è un po’ come una montagna russa: passa dalla disperazione più cupa a momenti di ilarità assoluti. Rue è molto spiritosa, e nel corso della serie la sentiremo spesso parlare in sottofondo, come se stesse pensando, o chiacchierando. Una delle scene più famose della prima stagione è Rue che fa una specie di trattato sulle “dick pic” (foto di cazzi, mandate tramite telefonino, da ora in poi le chiameremo dick pic perché suona meglio)
Il monologo sulle “dick pic”
Jules inizia a raccontare dettagli sulla sua semi-anonima relazione online con “Ragazzotimido”. Dice a Rue di aver ricevuto una foto del suo cazzo da lui. A quel punto Rue se ne esce con una convinzione: le dick pic hanno decisamente bisogno di una scala per un riferimento più preciso e appropriato. La scena poi si sposta nella classe agghindata con un vecchio proiettore di diapositive, con Rue che ci spiega l’arte delle dick pic.
“Alcune persone dicono che gli occhi sono la finestra sulla vostra anima – dice Rue sopra le slides che continuano ad andare nell’antico proiettore “Io non sono d’accordo. Io penso che sia il vostro cazzo e il modo cazzuto in cui lo fotografate.”
Rue prosegue identificando due tipi di dick pic: non richieste e richieste. Lei scava a fondo nella categoria “richieste”, che comprende circa l’1% di tutte le dick pic spedite e ricevute. Continuando, Rue precisa le tre sottocategorie del contagio che forma quel’1%: terrificante, orribile e accettabile.
La sequenza arriva ad un brusco stop, mentre Rue giudica la foto che Jules le ha dato: “La luce è bella, la sua stanza sembra pulita, lui sembra ben curato – dice lei – va bene, ok, sto iniziando a capirne il fascino!”
Euphoria seconda stagione
A mio parere la seconda serie di Euphoria è anche più bella della prima, pur essendo più estrema, più psichedelica, quasi beckettiana in certi punti e quindi iper-reale. Rue esce dalla rehab ma, come tutte le rehab americane che si rispettano, è costata tanto e non è servita a nulla. Rue finge con la famiglia di avere smesso ma non è vero. Fezco, lo spacciatore che ama Rue come fosse una sorella minore cerca ancora di aiutarla, quando può, e di presentarle gente pericolosa quando non può.

In questa seconda parte c’è molto più spazio per tutti gli altri personaggi: le due bellissime della scuola, Cassie e Maddie che si contendono Nate, il belloccio sempre più psicopatico;


Jules che torna insieme a Rue ma solo parzialmente, forse perché Rue è poco interessata al sesso, come tutti i tossici da oppiacei, mentre Jules lo è fin troppo. Appare un ragazzo nuovo, Elliot, sempre con la sua chitarra con sé (anche perché nella vita vera è un bravissimo cantante e musicista, Dominic Fyke) che diventa il nuovo grande amico di Rue, spesso si fa con lei ed è forse – al momento – la sola persona che la capisce veramente; Elliott ha una cotta per Rue, che però ha occhi solo per Jules, che quando scopre la tossicodipendenza mai passata di Rue va a raccontare tutto alla madre di Rue.
Si dà molto spazio anche a Kat, la ragazza grassa che viene presa in giro perfino dal preside per il suo corpo, e questo ci fa capire quanto sia diffuso in America – il Regno dell’Immagine, non dimentichiamolo – il body-shaming, ovvero il prendere in giro in modo malvagio le persone che non hanno un corpo snello e conforme alle regole. Alle regole che, messe insieme, devono a tutti i costi raccontare la favola di un impero dove la gioventù è bella e sana, gli adulti fanno quello che media e politici gli dicono di fare e lavorano, tanto, tantissimo o poco a seconda di quello che possiedono, perché il fine ultimo dell’american dream è essere molto ricchi. E se già si è ricchi allora bisogna competere per diventarlo di più. Per quanto riguarda la trama di Euphoria 2 non posso raccontare di più, per non spoilerare chi ancora non l’avesse visto.
Da qualche parte ho letto che Euphoria racconta tutti i Temi senza parlarne mai. Non sono d’accordo. In realtà Euphoria non fa altro che parlare di tutti i Temi che affliggono la Generazione Z, chiamandoli col loro nome e tutti i traumi che gli adolescenti nascondono dietro allo schermo degli smartphone. 40 anni prima, la Generazione Non soffriva e si drogava pesantemente perché quello era il suo compito, deciso dai padroni del mondo: dopo ’68 e i ribelli anni ’70 era meglio una generazione di ragazzi tossici e disperati piuttosto che una generazione di ragazzi pronti alla lotta armata.
Per quegli adulti, genitori o no, che non riescono a decifrare la generazione dei ragazzi che hanno meno di vent’anni, Euphoria gli fornirà molti indizi per decrittare quello che accade nelle menti dei propri ragazzi. Tutti quegli argomenti vissuti da tanti, decisamente da troppi, come la depressione, il suicidio, l’ossessione per il sesso, la violenza, il bullismo, il revenge porn, il body-shaming vengono trattati dagli attuali media come se fossero una lontana malattia che ti puoi prendere solo su Marte e di conseguenza non interessa nessuno (forse Jeff Bezos?). Ho domandato a due fratelli americani che vivono in Italia da tre anni cosa ne pensassero di Euphoria. Premetto che era piaciuto molto ad entrambi ma la sorella, ventenne, riconosceva tutti i temi e pur avendo l’aspetto di una ragazza serena ed equilibrata comprendeva bene la violenza e l’insensatezza di buona parte della sua generazione. Il fratello di 16 anni, invece, a occhio (ma naturalmente potrei sbagliare) sembrava meno sereno della sorella, eppure pensava che parte di quello che si vedeva in Euphoria fosse esagerato, estremo, distante dalla realtà. Ma in effetti, pur essendo giusto e importante che i ragazzi guardino Euphoria, bisogna ricordarsi che è una serie creata da adulti per adulti.
Vorrei finire con alcune citazioni prese da Rue Bennett in Euphoria e da Clay in Less than zero (il libro è in prima persona). Leggendo queste frasi, le due generazioni non sembrano affatto così distanti, al contrario
Citazioni da Rue Bennett

Tutto quello che so è che la vita non è un romanzo di Nicholas Sparks.
Ogni volta che mi sento bene, penso che durerà per sempre, ma non succede
Non c’è nulla sul pianeta Terra che sia paragonabile al fentanyl, tranne Jules.
L’altro aspetto della depressione è che il tempo passa più rapidamente. Improvvisamente giorni interi si fondono insieme per creare un ciclo sempre più soffocante
Sai che questo non finirà bene
Odiava la sua vita non perché fosse brutta, ma perché quando odi il tuo corpo e il tuo cervello è difficile godersi il resto
Citazioni da Less than zero
Non passano auto. Blair alza il volume della radio. Non vede il coyote. È grosso,scuro sul grigio e la macchina lo prende in pieno mentre sta correndo al centro della strada… Ha gli occhi sbarrati e impauriti mentre lo guardo agonizzare sotto il sole, col sangue che gli scorre dalla bocca. Blair mi chiama, la ignoro e continuo a guardare il coyote.
Ci saranno stati circa cento teen-agers a ballare davanti un enorme schermo…Alcuni di loro cantavano le canzoni mentre venivano suonate. Ma io mi concentravo su quei teenagers che non aprivano la bocca, quelli che avevano dimenticato le parole, quei teenagers che forse non le avevano mai conosciute.
Più tardi, quando risalimmo in macchina, lui svoltò giù per una strada che ero quasi sicuro fosse cieca.
“Dove andiamo?” dissi. “Non lo so – disse – in giro” “Ma questa strada non va da nessuna parte” gli dissi. “Questo non importa” “E che cosa importa?” chiesi, dopo un po’. “Soltanto che ci siamo sopra bello” disse.
Guardo le macchine passare sul Sunset.
“È veramente difficile sentirsi dispiaciuta per qualcuno che non gliene importa niente”
“Sì?” chiedo.
“Che cos’è che ti piace? Che cosa ti rende felice?”
“Niente. Niente mi rende felice. Non mi piace niente” le dico