Giancarlino Benedetti Corcos e il suo Festival del NonSense

Benedetti Corcos, note e strisce

Giancarlino Benedetti Corcos è un artista a 360 gradi. Nel senso che si porta dietro l’arte non solo quando dipinge, ma quando parla, cammina, si relaziona con gli altri, ride, inventa cose, scrive, organizza eventi, mangia un panino con la frittata. Giancarlino vive e lavora a due passi da Campo de Fiori, ma è come se fosse rimasto immune al mutamento che il centro storico di Roma, e quella parte soprattutto, fra Tor di Nona, il ghetto, via Giulia, piazza Farnese, Campo de Fiori e piazza Navona ha subìto negli ultimi trenta anni. Fino all’immediato dopo-guerra quell’area di centro storico era ancora fortemente popolare. Oggi è un quartiere abitato da ricchi e da turisti, pieno di locali alla moda, ristoranti di lusso, pub americani o simulacri di pub americani o irlandesi.

Giancarlino Benedetti Corcos, intervista su Ostinata e Contraria
Giancarlino Benedetti Corcos

Eppure nel quartiere c’è ancora un’anima antica che Giancarlino conosce bene. Andare in giro con lui in quella zona è divertente perché è amico di tutti i vecchi artigiani così come di molti fra i nuovi abitanti, che spesso sono suoi collezionisti, e lui è la stessa identica persona con tutti: fluido come acqua che passa attraverso i muri.

Allo stesso modo è fluida la sua arte, che racconta un mondo onirico, favolistico, coloratissimo, musicale: il mondo di Giancarlino. Lui dipinge su vari tipi di superficie, dalla ceramica ai murales ma principalmente su teli di cotone naturale che poi, a seconda di come preferisce il cliente, possono essere attaccati ad una tela e trasformarsi in un quadro o lasciati così come sono.

Domanda: Ciao Giancarlino, inizierei col domandarti: come sei diventato pittore?

Risposta: Di base per due motivi: il primo è la mia passione per l’arte, fin da ragazzino, quando andavo, ad esempio, agli Uffizi con i miei e riconoscevo tutti i quadri del ‘300, ‘400, ‘500. Il secondo è semplice: “Non sapevo fare altro”, frase che diceva anche Schifano. Nella vita l’unica cosa che mi ha dato la possibilità di campare è stata questa. In più c’è una mia visione dell’arte come farmaco, come qualcosa di curativo, che può cambiare i rapporti, cambiare le persone. E poi è una porta verso l’inconscio, verso la realizzazione dell’inconscio. Achille Bonito Oliva diceva: “I quadri di Giancarlino vanno ascoltati, più che guardati” e poi ha sempre detto che il mio lavoro non è mai aggressivo, e questo mi ha fatto davvero piacere.

Giancarlino Benedetti Corcos, Demetra
Benedetti Corcos: Demetra

D. E le tue ispirazioni da un punto di vista strettamente artistico?

R. Intanto tutta l’arte greca e romana. Poi, come ho detto prima, i grandi maestri, dal ‘300 al ‘600. E passerei direttamente ai tre grandi pittori che mi hanno colpito, influenzato, che sono El Greco, Goya e Rembrandt fino ad arrivare al grandissimo Francis Bacon.

Giancarlino Benedetti Corcos, città
Benedetti Corcos

D. Io trovo che, almeno nei tuoi quadri recenti, ci sia molto Klimt.

R. Certo, i due grandi pittori della secessione viennese sono Klimt e Schiele, molto diversi sotto tutti i punti di vista, anche quello sociale. Klimt, che era un uomo di potere ha cercato molto di aiutare Schiele che però non voleva essere aiutato. Di diverso c’è che la mia pittura è anche una presa in giro della pittura, è una pittura che non cerca il valore tecnico.

D. Mi parli di Achille Bonito Oliva?

R. Achille è l’unico storico dell’arte che io conosco che riesca ad entrare nella parte letteraria della pittura. Lui riesce a entrare nei ritmi delle cose trasferendo però questi ritmi nel quotidiano. Io per esempio, per un lungo periodo ho fatto tutto un lavoro sulla “pattinatrice”, questa pattinatrice che va sopra e va sotto, che entra nel Carcere Mamertino e poi ne esce, e questo rappresenta il partire dal classico per arrivare all’oggi. Cosa che è sempre stata una delle grandi capacità di Achille.

Intervista a Giancarlino Benedetti Corcos

D. Quando hai iniziato a guadagnare con quello che dipingevi?

R. A 27 anni, circa. I miei lavori su carta, sulla carta da pacchi, sulla carta paglia, sono state le prime cose che ho venduto.

D. E che cosa ti ha aperto la strada verso il mondo del mercato?

R. Sicuramente una mia ottima capacità di relazionarmi con le persone, ma anche le recensioni che, dal 1984 mi ha fatto Achille. Però sono sempre rimasto marginale, ho voluto sempre essere me stesso, ho scelto di mantenere una mia autonomia da tutto.

Giancarlino Benedetti Corcos

D. A proposito di autonomia dell’arte, cosa pensi della Street Art?

R. Ci sono molti street artists che amo. Ad esempio il lavoro che hanno fatto a San Basilio è meraviglioso, ma certo, in questi ambiti anche l’architettura dovrebbe fare la sua parte. Ad esempio Banksy, il più famoso: non c’è dubbio che rappresenti una parte dell’arte inglese, è un erede di certa arte inglese ed è sicuramente interessante anche il suo modo di essere stato presente nel quotidiano, ammiccando o non ammiccando. Parliamo di un’arte che però non è di opposizione, anche se è così che viene venduta, mentre in realtà è del tutto trasversale.

Giancarlino Benedetti Corcos, opera

D. Tornando a quello che dicevi prima, che sei molto connesso con la musica, tanto che anche Bonito Oliva considerava la tua pittura come qualcosa da ascoltare, qual è la tua musica preferita?

R. In questo periodo sto ascoltando molto Frank Zappa ed è descritto, nel web, come un musicista nonsense, che mi riporta al festival che sto organizzando. Poi in questo periodo sto rivalutando molto alcuni musicisti tipo Albarn Berg, Schonberg, o il grande Bruno Maderna, tutta musica dodecafonica.

Giancarlino Benedetti Corcos, il giallo

D. Andando avanti, come descriveresti la tua vita adesso?

R. Io ho avuto una compagna per 30 anni, Laura, con cui scrivevamo delle piccole commedie, dipingevamo ceramiche, abbiamo fatto tante cose bellissime insieme, mostre in tutta Europa, e poi è morta 10 anni fa. Ovviamente è stato per me un grande lutto, difficile da superare. Ma avendo io un rapporto molto bello e costante con il sogno, considero Laura come parte integrante della mia vita, perché la sogno continuamente. E poi anche sul lavoro ho conosciuto tante persone belle e ho scoperto che ogni persona è unica, decisamente.

Benedetti Corcos, ortaggi
Giancarlino Benedetti Corcos, ortaggi

D. Parliamo adesso di questo festival che stai organizzando, “Il Festival del NonSense”. Se mi racconti un attimo il perché e come pensi di svolgerlo.

R. All’inizio ho apprezzato molto il lavoro di Cosimo Angeleri, uno scrittore mio amico, e il suo libro Frantumpio che è tutto nonsense. Poi mi è venuto in mente di creare una sorta di palinsesto, una forma che io identifico con un esagramma dell’I Ching “Il crogiuolo”, dentro cui tutti possono mettere il proprio nonsense, considerando il nonsense non solo un semplice gioco di parole fatto per far ridere, ma una sorta di trasformazione del linguaggio che si presta alla fantasia di ognuno. Beckett, ad esempio, nel suo essere surreale, è più fuori sense che non sense, come fosse un fotogramma “fuori quadro” solo per fare un esempio, ma rientra perfettamente nella nostra visione di nonsense. Una visione con la mente ben aperta.

Benedetti Corcos, vaso in ceramica
Benedetti Corcos, lampada in ceramica

D. Come pensi di organizzarlo, quindi?

R. Come uno “Speaker corner”. Prima ci sarà una lista di artisti, che saranno scrittori, musicisti, pittori, ballerini, ognuno presentando il suo lavoro in modo rapido, per forza di cose. Alla fine, se ci sarà tempo, tutti gli spettatori avranno la possibilità di partecipare con il loro proprio nonsense, per instillare nelle persone una capacità di auto-nonsense. Questa cosa porterà sicuramente un benessere dal punto di vista del divertimento, della lingua, nel capire che ogni nonsense ha una sua forte motivazione.

D. Quindi all’inizio ci sarà una lista di partecipanti.

R. Sarà un grande happening spettacolo con una lista. Poi “invasione di campo” da parte di chiunque, fra il pubblico, voglia improvvisare un suo nonsense.

Benedetti Corcos, fiori

D. Mi domandavo, quelli che portano dei quadri, dei disegni che non sono giganteschi come fanno a farli vedere?

R. Apriranno il rotolo, piccolo o grande che sia e poi ci sarà una “valletta” che lo porterà in giro per il pubblico. Io sarò il regista e fischierò… oppure se lo metteranno addosso tipo uomo-sandwich. Insomma, ci sarà un po’ di improvvisazione perché questo evento è una sorta di arnese che io ho creato per darlo agli altri.

Benedetti Corcos, green

D. Quindi quelli che ancora volessero iscriversi, o che fossero interessati alle tue opere possono contattarti tramite il messenger del tuo account Facebook Giancarlino Benedetti Corcos?

R. Certo. Il tutto avverrà il 27 ottobre 2022 al centro Zalib, all’aperto, via della Penitenza, Roma. Ci sarà un secondo giorno, il 28 ottobre 2022 alla Cappella Orsini, Piazza Grottapinta, Roma, dove però saranno solo attori a leggere i testi e quindi l’happening vero e proprio sarà il 27. Sulla locandina c’è scritto tutto.

Festival del NonSense locandina
Festival del NonSense locandina

UOMINI CHE ODIANO I LUPI

Uomini che odiano i lupi: lupo grigio

Gli uomini che odiano i lupi sono tanti, proprio come gli uomini che odiano le donne, e nonostante i lupi siano diminuiti in modo tristemente notevole su tutta la superficie terrestre, l’odio di questi uomini non diminuisce, anzi, se possibile aumenta. In alcuni luoghi della Terra il lupo è completamente estinto e in altre zone, come l’Italia, per scongiurare l’estinzione ormai prossima sono nati progetti di reinserimento del lupo nella fauna dei principali parchi nazionali, non solo perché il lupo è un animale meraviglioso che appartiene al nostro Paese, ma anche perché è fondamentale per mantenere stabile l’ecosistema. Basta informarsi sulla cascata trofica avvenuta a Yellowstone, USA, in seguito all’estinzione dei lupi per capire come siano importanti. Attualmente si contano circa 3300 lupi in tutto il territorio nazionale, ma si calcola che ogni anno siano almeno 300-400 i lupi che vengono massacrati dall’uomo.

Uomini che odiano i lupi: cucciolo di lupo grigio
Uomini che odiano i lupi: cucciolo di lupo

Chi sono dunque gli uomini che odiano i lupi? Nessun animale, come il lupo, è simbolo della natura selvaggia, della bellezza, della libertà, della magia, della socialità, delle culture antichissime di quasi tutto il mondo. Gli uomini che odiano i lupi non a caso odiano tutto ciò che non è “loro proprietà” e non potrà esserlo mai, come la natura, la bellezza, la cultura.

UOMINI CHE ODIANO I LUPI: LUPI MASSACRATI IN ITALIA NEGLI ULTIMI ANNI

Questi che seguono sono solo alcuni esempi, particolarmente significativi per ferocia e meschinità, presi dai tanti episodi di lupi massacrati di recente dall’uomo in Italia.

2017: Coriano, provincia di Rimini, lupo appeso alla fermata dell’autobus dopo essere stato seviziato con un forcone e ucciso fracassandogli il cranio.

Uomini che uccidono i lupi: Coriano, Rimini, lupo ucciso e appeso a fermata bus
Coriano, Rimini: lupo ucciso e appeso alla fermata dell’autobus

2017: Pitigliano, provincia di Grosseto, lupo decapitato e con la coda mozzata abbandonato in mezzo alla strada.

2017: Pergola, provincia di Pesaro, lupo decapitato e abbandonato in uno spartitraffico.

Uomini che odiano i lupi: Pergola, Pesaro, lupo decapitato
Pergola, Pesaro: lupo decapitato abbandonato in uno spartitraffico

2017: Rocca Priora, provincia di Roma, lupo inchiodato per una zampa ad un palo ed esposto sotto il portale di ingresso al paese.

2017: Parco nazionale d’Abruzzo, zona Opi, cinque cuccioli di lupo, nati da meno di un mese, ritrovati uccisi, probabilmente avvelenati o soffocati.

2020: Marcellinara, provincia di Catanzaro, lupo avvelenato e poi impiccato al cartello di entrata del paese

Uomini che odiano i lupi: Marcellinara, CZ, lupo avvelenato e appeso al cartello del paese
Uomini che odiano i lupi: Marcellinara, Catanzaro, lupo avvelenato e appeso all’entrata del paese

2022 Provincia di Ancona, tre lupi ritrovati nelle campagne marchigiane, uccisi uno al laccio, uno colpito da un proiettile, il terzo avvelenato. Due lupi erano dotati di radiocollare.

2022: Caprara, al centro di Monte Sole, nel Parco dell’Emilia orientale, un intero branco di lupi è stato eliminato per avvelenamento tramite pesticidi pericolosissimi, il Brodifacoum e il Bromadiolone, che sono però liberamente in vendita e facilmente acquistabili. Il responsabile dell’area Ambiente dell’Ente Parco Emilia Orientale, David Bianco ha detto “È un fatto gravissimo, anche perché a Monte Sole non ci sono pecore o altri allevamenti, e i lupi vivono in equilibrio, senza creare problemi”.

2022: Valchiavenna, provincia di Sondrio, un lupo è stato ucciso, decapitato e la sua testa attaccata a un cartello stradale con – in aggiunta – un foglio con su scritto “I professori parlano, gli ignoranti sparano”

Uomini che odiano i lupi: provincia di Sondrio, lupo decapitato e testa appesa con scritta "Gli ignoranti sparano"
Sondrio: lupo decapitato e la testa appesa a cartello stradale insieme a scritta

GLI IGNORANTI SPARANO

I criminali che hanno ucciso e decapitato poche settimane fa un lupo a Sondrio una cosa giusta l’hanno detta: “Gli ignoranti sparano”. Infatti, nel secondo millennio d.C. tutti quelli che considerano ancora la caccia uno sport e si divertono ad andare a sparare a piccole creature come uccelli e lepri con fucili potentissimi, hanno di sicuro una cosa in comune: l’ignoranza e la ferocia. Per quanto riguarda il lupo dobbiamo ricordare che in Italia è una specie protetta rigorosamente dalla legge e chi gli fa del male o lo uccide rischia fino a tre anni di carcere (purtroppo solo in teoria). Eppure, gli assassini di lupi di Sondrio sono orgogliosi della propria ignoranza e se ne vantano. Questa è una novità molto triste che va però a braccetto col percorso che sta facendo il mondo. Potremmo aggiungere che, in Italia di sicuro “gli ignoranti vengono eletti in Parlamento”, che “gli ignoranti governano”, che spesso “gli ignoranti fanno i giornalisti”, che ancora più spesso “gli ignoranti fanno ottime carriere” e anche che “gli ignoranti sono una razza trasversale, sia politicamente che socialmente: si va dal coatto al radical chic, dall’uomo di estrema destra a quello che si dichiara moderato”. Il nostro mondo, ormai, è un mondo dove solo nascere in una famiglia ricca e potente può garantirti una vita decente. Se non sei ricco ma sei ignorante e feroce, privo di ogni scrupolo, avrai comunque delle opportunità da poter sfruttare.

UOMINI CHE ODIANO I LUPI: IL CULTO DEL LUPO NEI MILLENNI

I nativi d’America hanno sempre ritenuto che l’osservazione attenta dei lupi e dei loro comportamenti ci possa aiutare a guarire interiormente: da qui il termine “la medicina del lupo”, che è di base una medicina dell’anima. Ti aiuta a immagazzinare forza interiore con cui affrontare le sfide che incontrerai nella vita. Il lupo, non a caso, è sempre stato considerato un animale sacro dai nativi d’America.

Uomini che odiano i lupi: disegno di lupi e nativi d'America
Lupi e Nativi d’America

Il lupo è al centro anche degli antichi miti norreni: i suoi occhi sono molto luminosi di notte e questo fa sì che rappresenti la Luce Primordiale.

Nell’antica mitologia greca, l’aurora veniva chiamata anche “lykauges”, ovvero “luce dei lupi”, perché grazie al loro tapetum lucidum, strato riflettente a forma di mezzaluna situato dietro la retina, riescono a vedere anche al buio.

In Siberia il lupo rappresenta la fecondità, per i turchi e i mongoli è l’antenato del conquistatore Gengis Khan: il lupo celeste è il compagno della cerva bianca, che rappresenta la terra da cui nascono eroi e famosi guerrieri, mentre il lupo bianco, Fenrir fu associato, negli antichi miti nordici al dio della vittoria Tyr, ed alla di lui runa Taiwaz, ma anche al Dio Apollo presso le antiche popolazioni greche e romane. In greco antico lupo si diceva “lukos”, e “lukios” era uno degli appellativi di Apollo, come luke, lux, luceo, liceo, tutti riferimenti al lupo, animale a lui sacro, e alla terra di Licia, la regione nella quale era nato Apollo. Il bosco sacro che circondava il tempio di Apollo era inoltre chiamato lukaion, ovvero regno del lupo; Aristotele vi teneva le sue lezioni: da qui l’origine della parola liceo. Sembra ovvio che un animale sacro che ha dato il nome a un’istituzione creata per la conoscenza come il liceo non possa essere amato da chi è fiero della propria ignoranza.

Uomini che odiano i lupi: lo splendido lupo bianco
Uomini che odiano i lupi: il lupo bianco

Nei musei di Perugia e Volterra sono conservati dei vasi funerari etruschi raffiguranti il lupo che si affaccia dalla caverna in comunicazione con l’altro mondo. Infatti anche il lupo era visto come una delle creature che sorvegliano l’entrata del mondo dei morti e le sue fauci simboleggiavano l’antro dell’aldilà, da cui una volta entrati non si fa più ritorno.

Antico mascherone in bronzo con faccia di lupo per fontana: Capua, Eboli
Antico mascherone in bronzo per fontana raffigurante lupo ritrovato a Capua, Eboli

Da “IL PATIBOLO” di AJTMATOV, SCRITTORE KIRGHISO, 1986

“Ma ecco il cielo tuonare: di nuovo gli elicotteri. Questa volta volarono bassi e minacciosi sopra i gruppi di antilopi. Tutto avvenne in maniera brusca e imprevedibile, alcune centinaia di antilopi impazzite si abbandonarono al panico totale non avendo resistenza alcuna da opporre ai motori dell’aviazione. Era proprio ciò che gli elicotteri si proponevano. Schiacciando a terra la mandria in fuga e superandola la costringevano a scontrarsi con un’altra e poi un’altra e un’altra coinvolgendo così in questo finimondo masse sterminate di abitanti della savana. E non solo di antilopi ma anche di lupi.

Akbara e i suoi fuggirono a rotta di collo alla ricerca di un rifugio sicuro. Ma era destino che non lo trovassero. I lupi si trovarono mischiati a quel torrente largo e turbinoso che incalzava. Si trovavano ora imprigionati in quella grande fuga generale, incredibile e inverosimile… Più di una volta Akbara aveva cercato di uscire da quel torrente, ma invano, ogni volta rischiava di essere travolta da centinaia di antilopi. Nel rabbioso, mortale galoppo, la famiglia di lupi si teneva ancora unita e Akbara riusciva a controllarli tutti. Vedeva che i suoi figli acceleravano, strabuzzavano gli occhi per lo spavento… Preferita fu la prima a crollare. Cadde travolta da migliaia di zampe. Il suo grido fu coperto all’istante dallo scalpitare di una mandria di zoccoli…”

IL FUTURO DEL LUPO E DEL MONDO

Credo che il futuro del lupo non sia roseo, purtroppo: l’essere umano aumenta in numero, in avidità e in ignoranza. L’essere umano, poi, è anche così stupido da non riuscire a comprendere perché mai la fine del lupo dovrebbe essere connessa alla fine dell’uomo. Ancora una volta: se il mondo non cambia subito e prepotentemente direzione, la nostra vita diventerà sempre più triste, priva di senso e di futuro.

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