LA SINDROME DA RASSEGNAZIONE DEI BAMBINI MIGRANTI

La sindrome da rassegnazione: madre e figlia

In quanti siete a conoscere “La sindrome da rassegnazione dei bambini migranti”? Pur essendo una patologia grave e molto particolare, credo che siano in pochi ad averne sentito parlare, visto che i nostri media -in particolar modo i vari talk show giornalistici televisivi- non la citano nemmeno per sbaglio. Eppure si tratta di una patologia terribile, che funziona anche come specchio per il nostro ingiusto e avido mondo contemporaneo.

A questa patologia hanno dato vari nomi: Sindrome del rifiuto traumatico, Sindrome del sonno profondo, Sindrome della Bella addormentata, o, in Svezia, dove è nata “uppgivenhetssyndrom”. Di base è una condizione psicologica che porta a uno stato di notevole riduzione della coscienza. Inizialmente è stata riscontrata in Svezia, negli anni ‘90, fra i figli dei richiedenti asilo che provenivano dai paesi dell’ex Unione Sovietica, dell’ex Jugoslavia e più tardi dalla Siria. Col passare degli anni e l’aumentare delle guerre, delle invasioni – a iniziare da quelle “economiche e quindi legittime” – della miseria, fame, malattie, sono aumentati i flussi migratori e di conseguenza anche i malati di sindrome da rassegnazione.

La sindrome da rassegnazione dei bambini migranti

Chi si ammala di sindrome da rassegnazione?

Colpisce prevalentemente bambini fra i quattro e i dodici anni (più raramente adolescenti fino ai 15 anni), in seguito al trauma delle violenze vissute nel paese d’origine, al trauma della migrazione e a causa dell’insicurezza in cui sono costretti a vivere. Che cosa hanno in comune bambini e giovani ragazzi colpiti da questa patologia? Sono tutti figli di rifugiati, a cui lo Stato Svedese ha revocato – o rischia di revocare – il permesso di soggiorno. Bambini che crescono sotto alla spada di Damocle del rinnovo, arrivati piccoli, o molto piccoli, in Svezia, cresciuti imparando una lingua e una cultura molto differenti da quelle di provenienza, e che vivono nel terrore di essere rispediti indietro; il che, nella peggiore delle ipotesi, significa che i genitori saranno giustiziati o finiranno in carcere a lungo, e nella migliore delle ipotesi le famiglie potranno scegliere se morire di bombe, di fame o di qualche malattia. Pensate alla Siria adesso: in contemporanea c’è la guerra, il terremoto e l’epidemia di colera. Fa pensare a quella canzone di Fabrizio De André: “Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi, ha già troppi impegni per scaldar la gente d’altri paraggi.”

La sindrome da rassegnazione dei bambini migranti: sorella maggiore legge alla sorellina in coma
La sindrome da rassegnazione dei bambini migranti: sorella maggiore legge una favola alla sorellina in stato d’incoscienza

Se hanno una cosa in comune, questi bambini figli di molte parti del mondo, è quindi l’insicurezza quotidiana, vissuta in prima persona e filtrata dalla famiglia, in attesa di sapere cosa ne sarà di loro. Inizialmente, in Svezia, in molti hanno ipotizzato una messinscena da parte di questi bambini catatonici (purtroppo noi italiani – a quanto pare – non siamo i soli a dare la colpa di una tragedia alle vittime, come ha appena fatto il nostro ministro dell’interno nel caso del naufragio-strage a cento metri dalle rive di Cutro, Calabria).  Ma tutti i medici che hanno preso in carico la questione hanno confermato la profondità della patologia, che nei casi più estremi ha portato i malati in uno stato di coma per oltre due anni.

Quando la sindrome è stata riconosciuta ufficialmente

Nonostante fosse stata segnalata, almeno in Svezia ripetutamente dagli anni ‘90, questa condizione non è stata riconosciuta dai pediatri e dagli psichiatri infantili per molti anni. Ma poi, a causa dell’aumento notevole del numero dei malati, dal 1 gennaio 2014 il Consiglio nazionale svedese per la salute e il benessere ha identificato questa sindrome con una diagnosi ufficiale e l’ha inserita nella classificazione svedese degli ICD-10.

La sindrome da rassegnazione. Photo by Magnus Wennman
La sindrome da rassegnazione; foto di Magnus Wennman, vincitore di due World Press Photo Awards

Una delle particolarità di questa patologia è che tutti i casi che si sono verificati fino ad ora sono stati registrati solo in Svezia. Pochissimi bambini e ragazzi con sintomi uguali o simili sono stati segnalati da altri paesi europei. Recentemente però, sono stati segnalati dall’Australia un certo numero di bambini rifugiati e richiedenti asilo con una sindrome molto simile a quella da rassegnazione: erano sull’isola di Nauru da diversi anni e sull’isola sono stati allestiti centri di detenzione per i profughi. Andando indietro nel tempo è possibile trovare casi di manifestazioni simili alla sindrome da rassegnazione in ragazzi e giovani adulti deportati nei campi di concentramento nazisti, e questo credo che dica tutto…

La sindrome da rassegnazione dei bambini migranti: i sintomi

La sindrome da rassegnazione nei bambini e negli adolescenti inizia con sintomi di ansia e depressione, in particolare apatia e letargia. Pian piano questi bambini e adolescenti iniziano a mostrarsi nervosi, irritabili, e come ultimo step si allontanano dal mondo, giorno dopo giorno, si chiudono in se stessi come ricci, senza più desideri né passioni, e totalmente disinteressati alla scuola e al gioco.

La sindrome da rassegnazione dei bambini migranti: Magnus Wennman fotografo
La sindrome da rassegnazione: foto Magnus Wennman

Gli incoraggiamenti dei familiari sbattono contro un muro di gomma. Dopo qualche tempo smettono di camminare, parlare, mangiare e diventano deboli, incontinenti, incapaci di reagire perfino agli stimoli dolorosi. E dopo un periodo più o meno breve, alcuni di loro arrivano a una condizione letargica e di incoscienza, mentre altri vanno in coma, che può durare mesi o anni.  

Bambini migranti. foto di Magnus Wennman

A seconda della reattività agli stimoli, i medici hanno suddiviso i sintomi, e di conseguenza la patologia, in due categorie:

Sintomi di “grado 1”: quando i bambini mostrano qualche parola strascicata come risposta se si parla loro, camminano di tanto in tanto con un supporto e riescono a ingoiare qualche cucchiaio di minestra o frutta frullata;

Sintomi di “grado 2”: quando i bambini non hanno alcuna reazione al tatto, al suono, al dolore o al calore ed è necessaria l’alimentazione con sondino. Possono essere presenti anche tachicardia, temperatura elevata, sudorazione eccessiva ed iperventilazione.

A seconda della variabilità individuale, la sindrome può regredire e di conseguenza vengono ripristinate gradualmente tutte le funzioni cognitive e motorie. Questo, però, può verificarsi anche dopo alcuni anni di tempo.

La sindrome da rassegnazione dei bambini migranti. Foto di M.Wennman
Foto: Magnus Wennman

Il neurologo svedese a capo degli studi sulla sindrome all’interno dell’ospedale Pediatrico Astrid Lindgren di Stoccolma, si è espresso più volte sulla necessità del rinnovo del permesso di soggiorno per le famiglie di questi bambini, per ottenerne la guarigione. Gli svedesi sono riusciti, con una petizione, a far rimanere nel loro paese 30.000 famiglie con permesso scaduto. Perché comunque sia, che lo stato da rifugiati spetti loro o no, bisogna essere consapevoli che i bambini sono sempre vittime. Attraversare il mondo con fatica e mezzi di fortuna e non sempre al seguito dei genitori, in viaggi che a volte durano anni interi, mette a rischio non solo la sopravvivenza, ma anche la psiche di questi bambini, come piccoli Odisseo alla disperata ricerca di Itaca, che – una volta giunti a destinazione – avrebbero il diritto di potersi fermare e respirare, ma la condizione di precarietà legata alle scadenze dei rinnovi non glielo permette. Come se fuggire dalla miseria, dalla carestia, dalla fame, dalle malattie, dalle torture di qualche tirannia non sia già stato sufficiente.

Perché il sonno

Il sonno profondo è la risposta a una sofferenza intensa ed espressa a livello corporeo, come se l’assenza assoluta della capacità di interagire a qualsiasi stimolo fosse un meccanismo di protezione. Il ritiro dal mondo è un comportamento che viene messo in atto per evitare una situazione insostenibile, una dissociazione che nei gruppi di bambini può trasformarsi in una sorta di “contagio emotivo”. Questa condizione può essere aggravata anche dalla familiarità per disturbi mentali. 

Sindrome da rassegnazione: genitori migranti con la figlia in coma
La sindrome da rassegnazione dei bambini migranti

Ma la scelta del cervello che – per andare in protezione del corpo e della mente – decide di optare per un sonno così profondo che spesso diventa coma spiega molte cose. Prima di tutto spiega perché fra le vittime di questa patologia ci sono solo bambini o giovani adolescenti. Perché nessun adulto? Perché gli adulti, in casi di estrema disperazione, hanno la possibilità di fare un’altra scelta: quella del suicidio, che nessun bambino, almeno fino ai dodici-tredici anni sarebbe mai in grado di fare.

E se qualcuno dovesse domandarsi che cosa ha a che vedere il sonno con la morte, proverò a rispondere tramite il mito, che potrebbe farci capire qualcosa di più di questa sindrome che nessuno riesce ancora a comprendere veramente.

Hypnos e Thanatos, i due gemelli del mito classico greco

vaso greco classico: Hypnos e Thanatos depongono un eroe morto
Vaso con Hypnos e Thanatos, ovvero Sonno e Morte, i due gemelli alati nella “deposizione” di un eroe morto

Hypnos, il Sonno, e Thanatos, la Morte, sono entrambi figli di Nyx, la Notte ed Erebo, la Tenebra Infera, ovvero: la Notte che porta i sogni e la Tenebra Infera che porta la fine della vita. Eppure hanno preso porzioni diverse di “eredità genetica”. Hypnos entra ed esce dai corpi senza recare danno a nessuno, e quindi appartiene allo stato dell’essere. Thanatos, invece, entra nei corpi solo nel momento in cui separa l’anima eterna dal corpo mortale, e di conseguenza appartiene allo stato del non-essere.

La parentela del sonno con la morte costituisce uno dei topoi maggiormente consolidati della letteratura di ogni tempo: Omero esalta la potenza di Hypnos, fratello gemello di Thanatos, nell’episodio della Διὸς ἀπάτη (l’inganno nei confronti di Zeus), quando Era vuole distogliere il suo regale sposo dalle incombenze della guerra di Troia (Iliade XIV 231-237). Sempre nell’Iliade, vediamo i due gemelli, qui definiti da Omero come “veloci portatori” mentre attuano uno dei compiti più importanti che i due gemelli devono svolgere – nel campo dell’epica e del mito in genere – ovvero il compito della “deposizione dell’eroe morto”; in questo caso a Hypnos e Thanatos è affidato il compito di trasportare in Licia il cadavere di Sarpedone, perché possa ricevere i dovuti onori funebri (Iliade XVI 677-683):

“(Apollo) lo unse d’ambrosia e gli mise addosso vesti immortali;
poi lo affidò ai portatori veloci,
il Sonno e la Morte, i gemelli, che subito
lo deposero nella ricca regione di Licia
.”

La sindrome da rassegnazione: Hypnos e Thanatos in un anime "I cavalieri dello Zodiaco"
I gemelli Hypnos e Thanatos in un famoso anime “I cavalieri dello Zodiaco” che fa capire quanto il mito greco sia così importante da essere arrivato fino alla cultura popolare dell’Estremo Oriente

Esiodo nel rappresentare la morte degli eroi della generazione aurea, per rappresentare il tipo di morte ideale, senza alcuna sofferenza, dice: «morivano come vinti dal sonno» (Teogonia 116) e più avanti, sulla parentela fra sonno e morte, si sofferma in una lunga descrizione (Teogonia 755-766)

Molto bella l’immagine proposta da Alcmane, in un contesto erotico, dove lo sguardo struggente della fanciulla amata è paragonato al sonno o alla morte. Del resto è noto il rapporto ambiguo ma fortissimo fra Thanatos ed Eros:

“e col desiderio che scioglie le membra, e più struggente
del sonno e della morte guarda verso di me”

Fondamentali, nell’ambito  “sindrome da rassegnazione”, sono i contesti nei quali la divinità del sonno è esaltata per i benefici che arreca e viene invocata come rimedio delle sofferenze umane. Così, ad esempio, in Sofocle, Filottete 828-832, il coro lo invoca perché liberi Filottete dal dolore causatogli dalla ferita purulenta:

“Sonno che ignori il dolore, Sonno privo di sofferenze,
vieni a noi col tuo soffio benefico,
Signore beato! Diffondi sugli occhi
questa luce di salvezza, che finalmente risplende!
Vieni a me, vieni, Guaritore!”

Gli esempi sarebbero tantissimi, ma non si può non citare almeno il famosissimo brano di Platone nel quale Socrate, in prossimità dell’esecuzione capitale, paragona la morte al sonno (Apologia di Socrate, 40 c-d).

Ora, se la morte è il non aver più alcuna sensazione, ma è come un sonno che si ha quando nel dormire non si vede più nulla neppure in sogno, allora la morte sarebbe un guadagno meraviglioso… Se, dunque, la morte è qualcosa di tal genere, io dico che è un guadagno. Infatti, tutto quanto il tempo della morte non sembra essere altro che un’unica notte. Invece, se la morte è come un partire di qui per andare in un altro luogo, e sono vere le cose che si raccontano, ossia che in quel luogo ci sono tutti i morti, quale bene, o giudici, ci potrebbe essere più grande di questo?”

Bambino migrante in coma in ospefaleFoto di Magnus Wennman
La sindrome da rassegnazione dei bambini migranti Foto: Magnus Wennman

Infine bisogna ricordare che, nella Grecia classica, il sonno portatore di sogni era una componente determinante della vita. Tutta l’epica omerica è un continuo di sogni e visioni, di ombre che nel sogno visitano e guidano gli eroi: «Tu dormi, Atride», dice il sogno nel II libro dell’Iliade. «Tu dormi, Achille», dice lo spettro di Patroclo. L’ate, lo stato d’animo che molto spesso decide il comportamento dei guerrieri nel mito greco, è un temporaneo dissociarsi della coscienza, ispirato dagli stessi Dei. Erodoto diceva che non solo il sogno visita il sognatore, ma «gli sta sopra», per far capire il potere onirico di influenzare, profondamente, la realtà del dormiente.

Avendo ampiamente dimostrato la stretta parentela fra Sonno e Morte, è facile ipotizzare che il coma sia una delle fasi che possano portare dal sonno alla morte, e quindi una via di mezzo fra “l’essere” di Hypnos e il “non essere” di Thanatos: forse una scelta ideale per un cervello molto giovane che cerchi scampo da una realtà psicologicamente insostenibile.

Nella sindrome da rassegnazione, poi, è difficile capire – razionalmente – come possano, bambini in stato di coma da tanti mesi, accorgersi se qualcosa di positivo è avvenuto nelle loro vite: principalmente se uno status da rifugiati o un permesso di soggiorno sia stato accordato alla famiglia. E solo allora, piano piano, iniziano a risvegliarsi. Come se, nel corso di quei lunghi mesi o anni di sonno, Hypnos e i suoi figli, i Sogni, abbiano accompagnato i piccoli migranti tenendo sempre per mano la loro coscienza.

Trattamento della sindrome della rassegnazione

Nella sua fase acuta, il trattamento della sindrome della rassegnazione si basa, pertanto, sul mantenimento in vita dell’individuo in stato di torpore. Per garantire la sopravvivenza del bambino sono spesso necessari dei supporti artificiali, come la nutrizione attraverso sondino nasogastrico, l’idratazione endovenosa ed il controllo delle funzioni corporee. Nei casi più gravi si interviene anche con le benzodiazepine per contrastare la catatonia. Ovviamente, fin dalle prime fasi, è necessaria una terapia psicologica, per aiutare bambini e famiglie a rielaborare i traumi e tutte le emozioni dolorose che sono stati costretti a vivere.

La domanda a cui è ancora impossibile dare risposta

Quello che invece rimane incomprensibile, dopo anni di studio e ricerche, è: perché la Svezia? Perché tutto questo accade quasi esclusivamente in Svezia? Sempre che la Svezia non sia altro che “il paziente zero” e questa patologia sia destinata ad espandersi come un’epidemia fra tutti i piccoli migranti che affollano i centri di “accoglienza” della ricca, avida e succube Europa, e che “colpisca” anche tutti i ricchi paesi del mondo che scelgono di spendere miliardi in armi per una guerra ma neanche un centesimo per i poveri e i reietti di tutta la Terra, che siano migranti o meno, il cui numero continua ad aumentare esponenzialmente.

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