Il mio gatto Axl

Il mio meraviglioso gatto Axl è morto

Il mio gatto Axl, il nostro meraviglioso gatto Axl è morto due giorni fa, il 28 marzo, alle 10 di mattina. Questo articolo è dedicato al suo ricordo e a tutti gli animali che amiamo e che ci amano profondamente, che fanno parte della nostra famiglia e sono così importanti per la nostra vita, e che in questo duro periodo di pandemia ci sostengono e ci aiutano.

Storia del mio gatto Axl. In questa foto era un cucciolo
Il mio gatto Axl da cucciolo

Ho sempre avuto gatti, fin da bambina. Ne ho avuti tanti e li ho amati tutti, soffrendo ogni volta che uno di loro stava male, e a maggior ragione quando morivano. Axl, però, era un gatto speciale. L’avevamo chiamato Axl perché era bellissimo e casinaro come Axl Rose da giovane, ma la sua bellezza era anche e soprattutto interna. Aveva un’aura luminosa attorno, e adesso che non c’è più, penso a lui come a un gatto di pura luce, di pura energia.

Axl, un gatto speciale

Primo piano del mio gatto Axl. Storia della sua vita.
Il mio gatto Axl

Axl era una sorta di gatto santo, con capacità percettive e telepatiche davvero uniche. Io e lui comunicavamo attraverso il pensiero, come sensitivi o chiaroveggenti. A volte pensavo: “Dove sei, Axl?” e lui, dopo pochi secondi, entrava dalla porta e mi veniva incontro. Quando lo accarezzavi aveva la capacità di far calare la tua ansia, la tua tensione, capacità che, in parte, hanno tutti i gatti, ma lui era un vero e proprio painkiller. A volte avevo la sensazione che riuscisse a farti star meglio caricando le tue ansie su di sé, come un gatto sacrificale. Era un po’ come se sapesse che la sofferenza, il dolore sono l’inevitabile dovere di una coscienza generosa e d’un cuore profondo (Dostoevskij, Delitto e Castigo), cosa che noi umani raramente proviamo mentre lui aveva di certo un cuore molto generoso.

Axl e Emiliano nella nevicata a Roma del 2012
Axl e Sandra nella nevicata a Roma del 2018

Il mio gatto Axl: quello che amava e quello che odiava

Il suo linguaggio era composito, con una decina di miagolii del tutto differenti a seconda di quello che voleva comunicare: c’era il miagolio di saluto, il miagolio di allegria e divertimento, il miagolio di dolore, il miagolio di protesta, il miagolio di gioco, il miagolio di richiesta coccole. Come tutti i felini amava la notte, e quando noi andavamo a dormire lui e l’altra gatta, Angelina, tiravano fuori dalla loro cesta tutte le palline e i topini e, al mattino, trovavo tutti i loro giochetti sparsi in giro per casa. Odiava andare in macchina, e se lo dovevi portare da qualche parte lui già lo sapeva prima che noi andassimo in punta di piedi a prendere il trasportino e spariva, come un piccolo fantasma.

Angelina e Axl

Due anni fa abbiamo traslocato, e la prima notte nella nuova casa Axl ha miagolato ininterrottamente, urlando il suo verso di protesta a squarciagola. Ma poi, nel corso di una decina di giorni è uscito in giardino, che nell’altra casa non c’era, e lo ha amato: quanto gli piaceva acquattarsi nella siepe di Viburno e affilarsi le unghie sul tronco del Callistemone! Gli piacevano soprattutto le creature volanti; seguiva con grande attenzione il volo di api, farfalle, vespe e guardava quasi in stato meditativo gli uccelli che volavano sopra di lui: stormi di pappagalli verdi velocissimi e chiassosi, cornacchie grosse dalla voce potente, minuscoli passeri rapidi e silenziosi.

Axl in giardino, storia del mio gatto speciale.
Il mio gatto Axl in giardino

La malattia di Axl

La scorsa estate del 2019 ho sognato Axl ricoperto di sangue, e ho capito che una malattia seria lo aveva colpito, anche se ancora non mostrava alcun sintomo. Qualche mese dopo ha iniziato a star male ed è diventato pelle e ossa. Gli hanno diagnosticato un tumore ai polmoni, non operabile, e dopo un ricovero di qualche giorno è tornato a casa. Per quasi tre mesi è rifiorito; grazie al cortisone aveva ripreso a mangiare ed era felice. Ogni sera alla stessa ora dovevamo infilargli in gola la pasticca di cortisone, ma lui, consapevole del benessere che quella pasticca amara gli procurava, a quell’ora saltava sul solito tavolo e ci ricordava che era il momento della medicina.

Le zampine bianche di Axl

Axl e la fine della sofferenza

Una settimana fa Axl ha iniziato a star male. Piano piano prima, tutto insieme poi. La sua ultima notte è stata straziante. Ogni suo respiro era per noi una coltellata al cuore. Ed è così strano che sia morto patendo gli stessi sintomi di forte insufficienza respiratoria che, in questo periodo, patiscono i malati più gravi di Covid-19. Ma quando al mattino l’ho portato dal veterinario, che mi ha confermato che non c’erano più cure possibili e la sola cosa giusta da fare era un’eutanasia, Axl era sereno. Pronto ad andare. Me l’ha detto con gli occhi e col pensiero. Abbiamo passato gli ultimi cinque minuti della sua vita insieme, in una stanza dello studio veterinario, e ho potuto stringergli per l’ultima volta quelle lunghe orecchie e quelle zampine bianche, sempre candide, pulitissime anche in punto di morte.

Puscifer, gruppo di Maynard Keenan, con Tumbleweed, in memoria di Axl

Esiste, o fratelli, un luogo dell’essere in cui non vi è né terra né acqua, né fuoco né aria, non vi è infinità dello spazio né infinità della coscienza. Non vi è la nullità, non la percezione né la non-percezione, né questo mondo né un altro mondo né entrambi, né il sole né la luna. Qui, monaci, io dico che non vi è giungere né andare né rimanere, non vi è crescita né decrescita. Esso non è fisso, non è mobile, non ha sostegno. È la fine della sofferenza.” Buddha

Addio, addio Axl! Sarai sempre attaccato alla mia pelle, come un bellissimo e magico tatuaggio

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