Per parlare di Narcisi e Narcisisti partiamo dal narciso, che è una pianta bulbosa mediterranea, con più di 50 variazioni solo in natura, senza considerare gli ibridi creati dall’uomo, diffusa in tutta l’Europa e oltre. Esiste perfino un narciso cinese importato secoli fa dai preti portoghesi. Di sicuro è una pianta piena di fascino, dai colori prevalentemente gialli e bianchi, e la corolla delicatamente piegata sullo stelo. La sua prerogativa, oltre alla bellezza, è il profumo. Il suo nome viene dal greco νάρκη, narke, che significa torpore, irrigidimento, sonno. Da questo etimo deriva anche “narcotico” e nel caso del narciso molti sostengono che la motivazione del nome dipenda dal profumo così forte da essere considerato inebriante come un narcotico. Ma io credo che – senza nulla togliere al profumo meraviglioso – il vero narcotico risieda in un alcaloide, la narcisina, che rende foglie e bulbi del narciso molto velenosi e in certi casi quel veleno può essere mortale. Di sicuro questa unione fra bellezza e morte, fra Eros e Thanatos, ha reso il narciso degno di uno dei più bei miti greci e classici che ci sono stati tramandati.

Il Mito di Narciso raccontato da Ovidio
Nelle Metamorfosi Ovidio ci racconta di Narciso, ragazzo bellissimo, figlio di un fiume, Cefiso e di una ninfa dell’oceano, Liriope. La bellezza di Narciso attirava il desiderio di donne, uomini e ninfe, e, in pratica, di chiunque lo vedesse, come in una sorta di attrazione fatale, ma lui non era interessato all’amore e passava il suo tempo in solitudine, cacciando. Poi la ninfa Eco si innamorò follemente di lui.

Eco era stata condannata da Giunone a dover ripetere l’ultima sillaba di ogni parola detta dagli altri, come punizione per aver distratto la dea con lunghi racconti, per dare il tempo a Zeus di amoreggiare con altre ninfe. Narciso respinse il suo amore, ed Eco, disperata, si nascose nei boschi continuando a ripetere il nome dell’amato e smise di nutrirsi fino a perdere il corpo e a diventare solo voce. Allora intervenne Nemesi, dea della giustizia e della vendetta, e per vendicare Eco fece sì che Narciso si innamorasse di se stesso, guardando la sua immagine riflessa in uno specchio d’acqua. Non riuscendo a toccare né a comunicare in nessun modo con la creatura irraggiungibile immersa nell’acqua Narciso si lasciò andare alla disperazione, proprio come Eco, e si lasciò morire di fronte a se stesso.

Il suo corpo fu trasformato nel bellissimo fiore che abita gli ambienti umidi, vicino agli stagni, e che sembra piegare la testa verso il basso, come a specchiarsi, e che prenderà proprio il nome di Narciso.
Da questo mito nasce un termine oggi molto moderno, che spesso diventa patologia, estremamente diffusa ai nostri giorni: il narcisismo, che, di base, consiste nell’impossibilità di accogliere l’altro da sé e nella fissazione sulla propria immagine.
Il termine “narcisismo”
Il termine “narcisismo”, che deriva esplicitamente dal mito di Narciso, indica l’atteggiamento psicologico di chi si interessa esclusivamente a se stesso, al proprio fisico, alle proprie capacità e qualità, e che fa della propria persona oggetto di ammirazione e compiacimento, disinteressandosi del tutto degli altri e delle loro opere. In questo senso il narcisismo è la malattia della nostra società, del terzo millennio dopo Cristo, una vera pandemia molto più grave di quello che potrebbe sembrare. Infatti non esistono vaccini né medicine per questa patologia, che di fatto sta trasformando il mondo in un’orribile arena di combattimento, dove ognuno combatte per se stesso e tutti contro tutti. Senza che ci sia neanche uno che capisca che le condizioni del nostro mondo sotto ogni punto di vista: ambientale, sociale, demografico, per non parlare di diritti civili e della tirannide del denaro (unico amico del narcisista) tirannide che ha ucciso ogni speranza di democrazia, tutto questo non si può cambiare se non siamo realmente uniti.

Non c’è Covid né malattia che possa competere. Quando arriveremo all’Apocalisse, la Rivelazione* avrà, fra gli altri, sicuramente anche il volto di Narciso.
*Apocalisse deriva dal greco apokálypsis (ἀποκάλυψις), composto da apó (ἀπό, “da”, usato come prefissoide anche in apostrofo, apogeo, apostasia) e kalýptō (καλύπτω, “nascondo”), significa togliere il velo, letteralmente scoperta o disvelamento, quindi Rivelazione.
Narcisi e Narcisisti: vita da narcisista
Il narcisista vive se stesso come fosse il centro dell’Universo e utilizza gli altri solo per soddisfare le esigenze del suo ego smisurato. Questo mega ego potrebbe far pensare che il narcisista sia una persona coraggiosa e convinta delle proprie azioni, mentre in realtà è molto insicuro. La sua insicurezza fa sì che finisca col considerare il parere degli altri su di sé qualcosa di importantissimo, e ovviamente non è capace di accettare e nemmeno affrontare critiche, anche se critiche esposte con gentilezza da persone vicine, persone che più volte gli hanno dimostrato affetto e solidarietà. Ma lui non conosce amore, empatia e nemmeno gratitudine, e per ogni fallimento della sua vita è sempre pronto a cercare qualcuno – amico, parente, collega – a cui accollare la colpa.


Ripete continuamente, come in un mantra, che lui ha sempre ragione, che lui è superlativo in tutto quello che fa, senza accorgersi che questo insensato ripetere lo rende ridicolo o addirittura patetico. Per tornare al mito, l’immagine di Narciso che si piega su se stesso per cercare di raggiungere la figura che vede nel laghetto, fa pensare – senza alcun dubbio – al modo di dire “ripiegarsi su se stessi” o “ripiegarsi sul proprio ombelico” che è molto utilizzato ai nostri giorni per definire persone, o gruppi di persone, a volte perfino partiti politici che non sono interessati ad uscire dalla visione di se stessi e non vengono mai neanche sfiorati da quelli che sono i bisogni, gli interessi, le necessità di buona parte del resto degli esseri umani.
Il narcisismo come patologia
Il narcisismo diviene una condizione patologica quando l’individuo rimane ‘bloccato’ all’interno del mito, senza possibilità di crescere, evolversi in modo sia produttivo che creativo con gli altri. Il processo che investe Narciso è il contrario di un’evoluzione naturale che non può rimanere immobile ma ha invece bisogno di piccoli o grandi cambiamenti, di quello che – mutuato dal linguaggio informatico – definiremmo “patch” per potersi evolvere e crescere.
L’Ego del narcisista, invece, percepisce solo se stesso, è privo di filiazioni e parentele e mira a mantenere solo relazioni fusionali. Cosa sono, dunque, le relazioni fusionali? Le relazioni possono essere definite fusionali quando due persone sono intrecciate l’una all’altra fino a fondersi e a creare una gran confusione nelle specifiche posizioni, che siano relazionali (la madre che diventa grande amica della figlia, ad esempio) o nei loro ruoli (il padre che chiede al figlio di proteggerlo) o nelle rispettive identità (ammirare un’amica fino ad imitarla in modo inquietante).

Per capire come questo disturbo cresce e diventa patologico bisogna inquadrare il rapporto madre-bambino nella sua evoluzione, dall’iniziale fase fusionale-simbiotica alla relazione adulta, che non può essere altro che una progressiva separazione dal corpo materno. Normalmente, il bambino si rispecchia all’inizio nella madre, cosa che, più tardi, gli permetterà di separarsi da lei e crescere autonomamente. Se invece la madre è assente, o non ha il minimo istinto materno, o – non in pochi casi, purtroppo – è sadica e gode nell’abuso del proprio figlio bambino, la sola compensazione che il bimbo riesce a trovare è sostituire l’immagine della madre con l’immagine riflessa del proprio corpo. Questa sostituzione impedisce il processo di crescita senza il quale nessun frutto arriva alla maturazione e nessun essere umano può raggiungere l’identità adulta. Non sarà mai in grado di avere una percezione di sé che gli permetta di relazionarsi realmente al mondo esterno invece che solo a se stesso.

Narcisi e Narcisisti: Narcisismo e Social Media
Una spinta ulteriore e molto forte allo sviluppo del narcisismo in quanto malattia della società l’hanno data i Social Media. Nati come strumento per socializzare anche con chi abita in altre città o nazioni, o per conversare su argomenti specifici con persone che mai ti capiterebbe di conoscere, sono diventati, rapidamente, il mezzo migliore per trasportarci tutti di fronte a quel laghetto e narrare la meraviglia di ciò che vediamo ma non riusciamo ad afferrare. Ci sono vari soggetti affetti da “social-narcisismo” ma voglio citare solo quelli che reputo i peggiori: persone piene di soldi che raccontano i loro viaggi “fantastici” conditi da stupide foto o i loro mesi trascorsi in una delle tante ville che possiedono, senza provare vergogna, senza pensare che fra i tanti “amici” ci sono persone che non hanno i soldi né per i viaggi né per le ville, o peggio, senza pensare che, in quella stessa acqua, a poche miglia da dove fanno il bagno in qualche luogo meraviglioso dell’estremo sud Italia, c’è gente che sta affogando, o sta disperatamente cercando di raggiungere un sogno che, per citare Scott Fitzgerald, è sempre stato alle loro spalle.

Inoltre, una delle tante cose negative dei cosiddetti “Social” (che forse sarebbe più giusto chiamare Asocial) è che molta gente dopo un po’ diventa irritata o irritabile, si sfoga con rabbia, cattiveria, mostra la propria ignoranza – anche qui senza vergogna – e aggredisce persone sconosciute o perfino vecchi amici dell’Era Pre-Social come se fosse in missione per conto delle Erinni. Per non parlare di quelli che leccano i piedi ai potenti e maltrattano i deboli. O quelli che ti usano quando gli fa comodo e poi spariscono. O anche quelli che guardano il tuo numero di “amici” o di “followers” e in base a quello giudicano. Il tutto è di una tristezza infinita, senza parole.
Guardarsi nel laghetto senza nemmeno essere innamorati di quello che vedi non fa differenza: ugualmente ci morirai dentro perché quella visione, bella o orribile che ti possa sembrare, è come il canto di una Sirena. Non puoi resistere al canto delle Sirene, e quando ti tuffi, loro ti sbranano. Buona fortuna, amici Narcisisti.