In che modo le api muoiono: provate a immaginare di essere malati; influenza, covid, dolori lancinanti o qualsiasi cosa vi faccia sentire davvero male. Però dovete mangiare per sopravvivere, ma soprattutto la vostra famiglia, i bambini, i vecchi genitori devono mangiare e quindi vi mettete stancamente in marcia. Camminate fino al supermercato più vicino che sta a chilometri di distanza, e quando infine arrivate lì, dopo uno sforzo eccezionale, comprate del cibo e ne mangiate un po’, ma il cibo è avariato, intossicato, e invece di sentirvi meglio vi sentite molto peggio e non solo: vi gira la testa e siete così disorientati e deboli che non riuscirete mai a ritornare a casa. Avrete un’agonia lunga uno o più giorni e poi morirete a terra, in posizione fetale.

Questo è esattamente quello che accade alle api, dal momento che il nutrimento è scarso, distante e quel poco che trovano è pieno di pesticidi. La principale studiosa di api nel mondo, Marla Spivak, una sorta di Jane Goodall delle api, cerca di spiegare da tanti, tanti anni tutti i motivi per cui le api stanno morendo e tutti i motivi per cui questo ci porterà a un ecodisastro, ma la moria delle api non fa che peggiorare, proprio come cambiamenti climatici, inquinamento, sovrappopolazione umana e ingiustizia sociale.
Dentro all’albero delle api

Ho un albero, in giardino, si chiama Callistemone e due volte l’anno fiorisce completamente: i suoi rami sono così lunghi che quasi toccano terra e fanno dei fiori rossi che sembrano scovolini, fiori che le api amano. Ci si infilano letteralmente dentro e succhiano il nettare. La prima volta che le ho viste, così tante, ronzare intorno all’albero e passare di fiore in fiore, mi è venuto spontaneo entrare sotto ai rami e sedermi a terra, appoggiata al tronco e stare lì dentro, a guardarle e ascoltarle mentre mi svolazzavano intorno. Ogni tanto un’ape mi si fermava sulla mano e poi riprendeva il suo lavoro. Ho pensato che fosse la postazione perfetta per meditare e mi sono ricordata di quando, forse venti anni fa, uno dei miei maestri di Qi Gong ci spiegava che, nella meditazione, dovevamo provare a visualizzare una sorta di smeraldo all’altezza del secondo Chakra, centro del desiderio e della creatività e fondamentale per arti marziali e rapporto con la natura. Per quanto a parole possa sembrare una cosa così semplice, visualizzare quello smeraldo era quasi impossibile per me. Lo vedevo per pochi secondi e spariva. Ma, entrata nell’albero delle api, ho sostituito l’immagine dello smeraldo con un alveare, ed è stata una scelta perfetta. Non solo visualizzavo l’alveare nell’area del secondo Chakra ma mi sembrava di abitare in una di quelle piccole celle perfette, e raramente in vita mia mi sono sentita così tranquilla e al sicuro. Le api sono creature misteriose e amorevoli, e se ti sentono affine e non minacciosa, possono farti accedere alla loro mente alveare. Ma questo è solo un piccolo motivo in più per amarle.
Le api muoiono: In che modo le uccidiamo
Le api hanno iniziato a diminuire già nella Seconda Guerra Mondiale, ma la loro grande moria è iniziata negli anni 2000 grazie a: pesticidi; parassitosi (il Varroa Destructor, ad esempio, che indebolisce irreversibilmente il sistema immunitario delle api); perdita di habitat; cambiamenti climatici (il caldo eccessivo impedisce alle piante di fornire sempre nuovo nettare e polline per le api, impoverendo così la loro alimentazione, mentre il freddo improvviso, oltre a compromettere i fiori stessi, blocca anche lo sviluppo dell’alveare; il riscaldamento globale, poi, facilita la proliferazione dei parassiti dell’alveare, tutti letali, dal Varroa alla Vespa Vellutina all’Aethina tumida); l’agricoltura che coltiva quasi solo monocolture di cereali, scarsi di polline e di nettare e che non lascia spazio a piante e fiori selvatici che sono invece un vero nutrimento per le api; perfino le pratiche scorrette di alcuni apicoltori, che possono indebolire le api e concorrere alla loro morte. Le cause sono molte, ma col passare degli anni l’attenzione si è concentrata su una specifica famiglia di pesticidi, i neonicotinoidi.
L’introduzione in larga scala dei neonicotinoidi è coincisa con l’inizio della moria delle api. Usati in agricoltura per le sementi di mais e di altre colture, agiscono sul sistema nervoso di insetti infestanti, ma purtroppo, anche sugli insetti impollinatori, fondamentali per la sicurezza alimentare nel mondo e per la biodiversità visto che l’impollinazione garantisce la riproduzione di più dell’80 per cento delle specie vegetali. Come se non bastasse gli effetti negativi dei neonicotinoidi si ripercuotono anche su alcune specie di volatili.
Cosa facciamo per salvare le api
L’Unione Europea è l’unica parte del mondo che ha almeno provato a fare qualcosa, mettendo fuori legge, nel 2018, tre fra i neonicotinoidi considerati più dannosi, almeno in campo aperto, perché in serra sono sempre utilizzabili. Alcuni fra i singoli paesi europei hanno protestato a lungo e quindi dubito si siano messi in regola con la normativa. Negli Stati Uniti, invece, nel 2014 l’amministrazione Obama ha messo su la classica task force americana incaricata di “studiare la situazione”; in seguito, con l’amministrazione del bleach-drinker dubito fortemente che il salvataggio degli insetti impollinatori sia stato messo in agenda, a danno dei bravi produttori di pesticidi.

Per quanto riguarda la Cina, poi, posso annunciare che in alcune vaste contee, come quella di Maoxian nella provincia di Sichuan, l’avvelenamento dell’ambiente ha ucciso tutti gli impollinatori naturali fin dagli anni ’80. Di conseguenza i coltivatori di frutta eseguono loro stessi questo lavoro, impollinando a mano, una ad una, le piante. Dagli anni ’80 ad ora questo “lavoro” si è diffuso in molte parti del mondo e lo trovo fortemente simbolico in previsione del futuro molto prossimo che ci aspetta: un ennesimo lavoro da schiavi (non credo si possa definire diversamente) in un mondo posseduto da iper ricchi, blocchi di potere e lobby di imprenditori/criminali guardati con grande rispetto da politici e media.
Le api muoiono: Pomodori e vibratori
Qualcuno si domanderà come funziona il mestiere dell’impollinatore umano. Queste persone muovono il polline da fiore a fiore con un pennellino, e, sfortunatamente, non è più un tipo di occupazione così rara. I coltivatori di pomodori spesso impollinano i fiori di pomodoro utilizzando un vibratore. Un vero vibratore, sì. Questo perché il polline contenuto dentro a un fiore di pomodoro è rinchiuso in modo molto preciso nella parte maschile del fiore, l’antera, ed il solo modo per liberare il polline è farlo vibrare. Infatti i bombi sono una delle poche specie di api nel mondo capaci di salire sul fiore e farlo vibrare, scuotendo le ali ad una frequenza simile alla nota musicale Do. In questo modo tutto il polline spruzza fuori e ricopre per intero il corpo del bombo che poi lo porta a casa come cibo. Alcuni coltivatori di pomodori adesso insediano colonie di bombi nella serra per fargli fare un’impollinazione più efficiente, cosa che rende anche i pomodori di migliore qualità.

Quanto vale il lavoro delle api?
C’è gente per cui quello che conta è sempre ed esclusivamente il dio denaro, e quindi aggiungo poche parole: il lavoro delle api è valutato 153 miliardi di euro all’anno globalmente, 22 miliardi solo in ambito europeo, ma sono dati non troppo recenti. Di sicuro, relativamente al numero delle api sempre più in calo, i dati non possono che essere più alti.
Per quel poco che possiamo fare, oltre a supportare Greenpeace e la sua campagna a favore delle api, da questo link potete scaricare la lista delle piante da mettere in balcone, giardino, terrazzo per aiutare gli impollinatori.
Le api muoiono: l’ultima ape
La frase “Se le api scomparissero dalla Terra, per l’uomo non resterebbero più di 4 anni di vita” è stata attribuita ad Einstein, anche se probabilmente non è stato lui a dirla. Di sicuro, se l’uomo è interessato a sopravvivere, ha bisogno o di molte api o di molti schiavi umani. In ogni caso io un futuro senza api e da schiava non lo voglio vivere. Ripensare a tutte le lucciole che d’estate vedevo da bambina al mare, in campagna, quasi ovunque, mentre mio figlio non è mai riuscito a vederne nemmeno una già mi mette una grande tristezza. Ma vivere senza api, no grazie. Teneteveli voi i 4 anni di vita. Infilatelo voi il vibratore nel pomodoro. Io non sopravviverò mai all’ultima ape.