La lobby dei giornalisti della carta stampata che stanno sempre in TV è trasversale. Vanno dal pensiero moderato a quello di estrema destra ma sono un po’ tutti amici, e soprattutto, sono sempre gli stessi. Pochi e pagati come rockstar, ma senza saper suonare né cantare, e, spesso, senza avere assolutamente niente da dire.
Prendiamo ad esempio un tipico programma televisivo “giornalistico” serale, da italiano moderato e perbene, come il programma “8 e mezzo” di Lilli Gruber. Diventare ospite fisso “la sera a casa di Lilli” è un onore raro, che, come tutti gli onori rari, viene concesso solo agli amici più intimi. I giornalisti che passano le serate con Lilli, infatti, non solo vengono strapagati, ma fanno anche una rapidissima carriera nel loro ambito. Massimo Giannini, ad esempio, è appena diventato direttore della Stampa. Andrea Scanzi, oltre a scrivere sul Fatto Quotidiano ha avuto in sorte un programma suo su Nove e sta praticamente sempre in TV come “tuttologo” una sera qui, una sera lì. (Io, sinceramente, non credo che di Scanzi ne possa esistere uno solo. Immagino ne abbiano costruiti almeno sei o sette.)
Massimo Giannini dalla Gruber Andrea Scanzi dalla Gruber
Ma la sera a casa di Lilli
Sempre dalla Gruber, quando poi non c’è Scanzi, allora c’è Travaglio, un altro che la sera sta fisso in tv SEMPRE, va in giro a fare spettacoli teatrali dove non ho la minima idea di cosa faccia e, nei ritagli di tempo dirige un giornale, dove la sola cosa leggibile è il suo editoriale. E del resto nel suo giornale Travaglio è supportato da punte di diamante come Selvaggia Lucarelli, che da attrice televisiva si è poi riciclata in “tuttologa” e infine giornalista. Per non parlare della lunga collaborazione fra il Fatto quotidiano e il politico aka “qualsiasi altro mestiere” Di Battista. Del resto, bisogna pur dirlo: fare il giornalista non è come fare il neurochirurgo; se scrivi o parli come un cane non rischi di ammazzare nessuno, e quindi avanti tutta!
La lobby dei giornalisti della carta stampata che stanno sempre in TV
Altri due che non mancano mai da Lilli sono Sallusti, direttore de Il giornale e tristemente noto per aver detto – di recente, sempre in tv – che “Sapete, c’erano anche nazisti buoni”. Non lo sapevamo, no, ma deduco che Sallusti immagini se stesso come uno di loro. E poi le new entry femminili: Marianna Aprile, redattrice nientemeno che della rivista Oggi ed ex giornalista di (wow) Novella 2000 e tale Cuzzocrea, che ha lo sguardo da aliena spaventata e quando apre la bocca non se ne accorge nessuno ma è presente dalla Gruber quasi quanto Travaglio.

Negli ultimi mesi la Gruber ha sempre avuto ospite fisso anche il virologo dall’occhio assonnato, utile alla conversazione e all’informazione medica come un buco nel gomito. Nei due mesi di paura da Covid-19 e di lockdown, Lilli Gruber è riuscita a parlare sempre dello stesso identico argomento con le stesse identiche persone. Forse ha vinto una scommessa o ha battuto qualche record. Se non ricordo male Einstein diceva che “la follia sta nel compiere sempre le stesse cose aspettandosi risultati diversi.” Se Einstein aveva ragione, devo dedurre che la follia della Gruber sia ormai conclamata. Assieme al rincoglionimento del pubblico televisivo che, come diceva saggiamente Berlusconi già negli anni ’90, è come un bambino di undici anni nemmeno troppo sveglio.
Altri giornalisti della lobby “sempre in TV”
Altri giornalisti che, fra la Gruber e le altre trasmissioni pseudo-giornalistiche stanno sempre in mezzo sono: Antonio Padellaro, Beppe Severgnini, Luca Telese, Massimo Franco, lo scrittore ex magistrato Carofiglio, Marco Damilano, Maurizio Belpietro, Walter Veltroni che, dopo aver fatto il politico di professione per quasi tutta la sua non breve vita ed averne tratto, oltre a una maxi-pensione, contatti, amicizie che contano molto, favori da riscuotere, oggi si presenta a volte come “scrittore”, altre come “regista di cinema”, a seconda di cosa deve promuovere: quanto invidio le facce di bronzo! Scusatemi se ho mancato di citare qualcuno, ma bisogna anche dire che sì, è vero, sono pochi, ma anche fortemente dimenticabili.
Nessuno legge più i giornali
Ma, soprattutto, dobbiamo dire quello che tutti sanno perfettamente: i giornali ormai non li legge più nessuno, né su carta stampata nel sul formato online. Questo perché la gente – di destra, di centro, di sinistra, in modo trasversale come la lobby di Lilli – non legge più nulla che superi i 200 caratteri con 2 faccine. Di conseguenza, se già prima i giornali erano insulsi, poco stimolanti, indirizzati politicamente in modo così smaccato e fastidioso, oggi sono – direttamente – carta straccia. Ma continuano ad esistere per via di partiti politici o gruppi di potere che si tirano dietro – economicamente – questi ormai inutili carrozzoni perché evidentemente ritengono di avere ancora bisogno di qualcuno che getti fumo negli occhi della gente al posto loro o assieme a loro. Ed ecco perché i giornalisti della lobby “amici di Lilli” poi fanno carriera, perché, sera dopo sera, diventano come i testimonial famosi di una marca di pasta o di una passata di pomodoro.
La lobby dei giornalisti della carta stampata che stanno sempre in TV: Action-Figures

Che il giornalismo televisivo sia sempre stato una pagliacciata, questo lo sappiamo tutti fin da quando eravamo bambini. Ma che, col crollo dei giornali stampati l’informazione sia ormai solo in mano a tv e social, è la nuova realtà mondiale. Questa è ormai l’informazione, facciamocene una ragione, perché dove non esiste informazione libera non esiste libertà. I Montanelli, i Bocca, l’unico e favoloso Beniamino Placido così come i Woodward e i Bernstein, ma anche l’Oriana Fallaci reporter in Viet-nam sono stati sostituiti non da umani incapaci e nemmeno da replicanti, ma da action-figures, categoria di piccole bambole che riproducono, in versione snodabile, personaggi famosi di film, serie televisive, campioni sportivi, manga. Adesso, a quanto pare, anche giornalisti.
